top of page

335 Ave Maria


Il viaggiatore d'oggi consuma più batterie del cellulare che scarpe. Ed è un peccato, chè avvicinarsi alla meta con lentezza è il migliore dei modi per apprezzarla. So di non dire niente di nuovo su questo, ci sono secoli di letteratura da viaggio a precedermi e una buona bibliografia ad argomentarlo. Ultimo in ordine di tempo l'eccellente lavoro di Adriano Labbucci "Camminare, una rivoluzione", una lettura alla quale vi rimando volentieri. E' un fatto che se è vero che i moderni mezzi di trasporto favoriscono gli spostamenti, abusarne significa smarrire il contenuto stesso del viaggio. Provate a visitare il Sacré-Cœur a Parigi facendovi scaricare lì da un taxy e tornateci scarpinando su per le viuzze di Montmartre, poi ditemi se avete visto la stessa Basilica. Già. Laddove la meta addensa dei significati religiosi questo avvicinamento fatto un passo dopo l'altro assume ancora maggior significato. "Mariangela, accosta" le dissi appena vidi Mont Sant-Michel e feci il resto della strada a piedi. E quando i goodfellas di Radio Bella Età vorranno organizzare un raduno sul Callejero de Santiago de Compostela ecco consideratemi già lì.

Drento a Regina Coeli c'è uno scalino, chi nun salisce quello nun è romano. E' un vecchio adagio al quale rifaccio il trucco, per l'occasione. Direi che ogni romano dovrebbe fare almeno una volta il pellegrinaggio che conduce alla Madonna del Divino Amore. Lo consiglio a tutti, credenti e non credenti. Si parte dalle Terme di Caracalla a mezzanotte (una volta ci si vedeva sotto l'obelisco di Axum poi lo abbiamo ridato agli etiopi in nome di un ipocrita senso di colpa post-coloniale) e si arriva all'alba al Santuario. Una sola sosta a metà strada per pipì e panino, grossomodo appena prima di imboccare la via Ardeatina.

La via Ardeatina. E' quella che sto percorrendo adesso, a piedi piano. Ho già fatto diversi chilometri, a piedi piano. Ho attraversato la Montagnola, dove il 10 settembre '43 militari e civili in armi provarono ad abbozzare una difesa nobile quanto inutile ai tedeschi. Ed ora già vedo le aree catacombali di Santa Domitilla e San Callisto. E' incredibile come la storia accartocci le sue pagine per restituirci il suo bignamino, in 100 metri 2000 anni, i martiri dell'Antica Roma vicino quelli dell'occupazione nazi.

E' il 174 il civico di Via Ardeatina dove sto andando, a piedi piano. Sono le cave di pozzolana che 72 anni fa hanno fatto da mute testimoni al massacro. Il marciapiede è così stretto che costringe a cedere il passo ai pochi che incrocio, mentre abbasso l'audio delle Ave Maria che vado smozzicando. M'ero ripromesso di dirne una per ogni vittima dell'eccidio, ma subito mi sono reso conto dell'impossibilità matematica della cosa. Neanche provassi a fare come i pastorelli di Fatima che la contraevano in forma breve (credo di aver letto che facessero così ma dovrei frullare Google per esserne sicuro ma non mi va adesso scusate se sbaglio e andiamo avanti, a piedi piano)

E allora ne snocciolo così, confusamente, più per coprire il rumore del traffico che per dedizione mariana, provando a dedicarle ai 335 nomi dei destinari.

Ave Maria per i Di Nepi, per i Di Porto, per gli ebrei romani che persero la vita quel giorno. Non mi viene in mente più "romano de Roma" che il "giudio". Roba che quando San Paolo arrivò nell' Urbe vi trovo già una comunità ebraica. Lo so, non recitarono questa mia preghiera a mezza bocca mentre le SS gli sparavano alla nuca. Forse un salmo, forse un'ingiuria va a sapere come si muore quando sei in fila per morire.

Ave Maria per i ragazzi di Bandiera Rossa. Era una formazione combattente, sciolta dal resto delle organizzazioni clandestine della Resistenza. Di ispirazione trotskista, ebbe vita breve all'ombra del PCI stalinista di quegli anni. La loro storia andrebbe riscritta, ci provò Corvisieri con un libro appassionato ma largamente lacunoso nelle fonti. Morirono in 68, quel giorno. Lo so, forse non recitarono l'Ave Maria mentre venivano uccisi. Chissà se hanno urlato "rivoluzione" o "mamma", va a sapere come si muore quando sei lì ad aspettare il tuo turno per un colpo di pistola.

Ave Maria per il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo e gli altri 37 militari. Non che alla morte fossero più preparati degli altri, ma aver conosciuto la guerra da vicino gli ha forse dato più coraggio in quelle ore tremende. Non so se nel morire hanno recitato l'Ave Maria o hanno cantato l'Inno di Mameli, fa lo stesso. Li fecero inginocchiare, prima di sparargli, per ammassare i corpi nella cava e per un'estrema mortificazione. Ma nel compararli ai boia delle SS erano loro i giganti in divisa.

Ave Maria per i Bucci. Mio padre mi parlò di loro perchè abitavano vicino a casa sua. Prima di leggerne i nomi tra i caduti, pensava fossero una famiglia di fascisti pensa te. Nella fretta di comporre la lista dei condannati, furono compiuti degli errori scellerati. Basti pensare che ai 320 richiesti, ne furono aggiunti scritti 15 in più. Al solito, c'è sempre un servo più infame dell'aguzzino.

Ave Maria per Don Pietro Pappagallo, un sacerdote che ha offerto rifugio a chi glielo chiedeva, senza domandarne la fede politica e la confessione religiosa. E sono quasi arrivato a piedi piano e qui la preghiera si fa più fluente. Perchè lui l'Ave Maria penso l'abbia recitata davvero e forse con il rosario ha dato conforto a quelle povere anime spaventate.

Ave Maria per quelli senza nome. Perchè tra i martiri delle Fosse Ardeatine ci sono anche 15 persone rimaste sconosciute. Il loro nome è quello di ogni italiano disperso in guerra, dalle sabbie d'Africa alle nevi della Russia ai fondali del Mediterraneo, figli di mamme che non hanno avuto un posto dove adagiare fiori e lacrime.

Ecco. Sono arrivato al Mausoleo delle Fosse Ardeatine. Prima di entrare sosto un momento per spegnere il telefonino, l'animo inquieto e il mio confuso mantra.

L'eccidio delle Fosse Ardeatine avvenne il 24 marzo 1944. Il 28 maggio 1944 il Papa chiamò i romani a pregare per la salvezza dell'Urbe con la Novena della Madonna del Divino Amore. Gli americani entrarono a Roma al completamento della Supplica, il 4 giugno 1944, ponendo fine all'occupazione tedesca.

© RADIO BELLA ETA'

è una testata giornalistica di informazione e intrattenimento

(registraz. Trib. di Roma n. 45/2016 del 9 marzo 2016)

Tutti i diritti sono riservati.

L'utilizzo dei nostri contenuti senza autorizzazione è punibile legalmente secondo le vigenti disposizioni sui diritti d'autore.

Per contattarci: radiobellaeta@gmail.com

Cerca per tag
Seguici
  • Facebook Basic Square
bottom of page