Il bunker del Duce
Sono stato al bunker del Duce. Meglio sarebbe dire che ho visitato i rifugi che Mussolini fece costruire a Villa Torlonia per proteggere sè e la sua famiglia dai bombardamenti degli alleati. Sono tre, infatti, questi anfratti scavati nel sottosuolo del complesso sulla Nomentana. Approntati in successione, nessuno di questi si rivelò adatto e l'ultimo non era ancora completato quando il 25 luglio del '43 Benny fu arrestato a Villa Savoia. In quel trionfo di cemento armato, è possibile leggere un pezzo della nostra tormentata storia. Anzi, a provare a frugare dentro quelle buche ne escono brandelli di italico umore. Sofisticate innovazioni tecnologiche associate a sgangherate soluzioni, il raffinato design dell'uscita di emergenza a fare il paio con la cervellotica locazione dell'entrata, la perizia della composizione della struttura a mescolarsi col blando apporto di metalli per l'armatura. Zenit e nadir di un Paese che sembra aver impresso nel DNA genio e pressapochismo. Forse è davvero questo il destino nostro: quello d'essere ad un tempo ammirati e derisi. Un pò Falcone e un pò Schettino, insomma. Quasi ovvio che possa seguirne un appassionato mélange di amore e disprezzo per l'Italia, lo stesso che faceva dire a Pasolini: "Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo"