L'esperimento di Federico
Per ogni innamorato della storia, Federico II di Svevia è sicuramente uno dei personaggi più affascinanti. Darei volentieri in cambio questo affaticato laptop per poter veder sfilare per 5 minuti la sua corte errante, servi-dotti-animali-cavalieri, per ascoltare quella Babele di lingue (dal siciliano all'arabo, dal greco al francese) che faceva da soundtrack ai suoi regali spostamenti. Ma non voglio annoiarvi di più su di lui, c'è tutta la prima metà del Duecento a segnarne la vita. Mi sposto invece su un episodio che lo riguarda, un qualcosa che galleggia tra leggenda e realtà. Uomo d'ingegno e mosso da insaziabile curiosità, Federico decise a un certo punto di scavare alle radici della "lingua primordiale", alla ricerca di quello che poteva essere il naturale idioma dell'uomo al netto di ogni ingerenza esterna. Per l'esperimento, non trovò miglior modo che prendere una cinquantina (il numero esatto è controverso, alcuni testimoni dell'epoca scrivono 34 altri 42 ... andiamo avanti) di neonati orfani e farli crescere da balie obbligate a non avere altro scambio relazionale che il nutrirli ed accudirli. Non una parola, non una carezza, niente coccole, nessuna altra attenzione che non fosse quella di soddisfare i bisogni fisici di queste creature. Uno di quelli che ci ha lasciato memoria del fatto è un frate parmigiano, certo Salimbeni. Nelle sue memorie scrive che i bambini morirono tutti, nel giro di pochi mesi. Sarei portato a credergli. Di più, per la contemporanea presenza di diverse fonti sull'accadimento, penso che sia qualcosa di più di una leggenda. Era nelle corde di Federico lanciarsi in un progetto del genere, apparteneva ai suoi appetiti di uomo di scienze. Leggenda o no, la morale è così facile che quasi mi asterrei dal proporvela. Anzi, la lascio a voi. Di mio suggerisco , per chi ha la grazia di avere un figlio o un nipote dell'età adatta, di allungare un bacetto con lo schiocco in più. Che poi ... qual è l'età adatta?