L'amore ai tempi di Facebook
Quel pò di frequentazione che svolgo all'ombra della Grande Effe Minuscola apre squarci emotivi di inimmaginabili proporzioni. V'è addirittura chi riesce ad innestare processi di innamoramento su questo affollato social network. Attenzione ... qui non si ciancia di chi s'è conosciuto tra un commento e un "mi piace". Dai numeri che sostengono Fesbucco, è lecito pensare che siano tante le coppie che si vanno formando tramite queste tormentate comunicazioni. Auguri a loro, insomma. No, qui vorrei provare invece a capire cosa alimenta certe passioni tra gente che non s'è mai vista dal vero. Si arriva all'umoristico punto che in certi casi nemmeno si siano visti in foto. Da queste arruffate colonne non mi viene davvero da giudicar nessuno, se non fosse che spesso questi "matrimoni bianchi" vengono celebrati in pompa magna con tanto di aggiornamento di stato. Prima di rimandare questi innamorati all'uso del telefono anzichè sventolarci sotto il naso la loro capanna virtuale con i due cuori dentro, verrebbe da chiedersi cosa spinge tante persone a tuffarsi a piena anima in certe spericolate acrobazie sentimentali. Chiamo il lettore a correggermi quando dico che mi par essere non rara, specie nello sterminato universo femminile di mezz'età che popola Fesbucco, una certa disposizione all'innamoramento. La chat è l'architrave sulla quale si poggia il grosso della comunicazione ed in assenza di un qualche riferimento visivo la persona al di là del monitor non è più quel che è, ma come vorremmo che fosse. Ecco, mi sembra questo il rischio più grosso: la costruzione di un'anima gemella tutta smile&cuoricini foraggiata dalle proprie intime inconfessate fantasie. E visto che si parla di innamoramenti tanto effimeri è inevitabile anche arrivare al catartico epilogo della più parte di questi fragili percorsi. Qui non volano piatti, ovviamente. Ma blocchi incrociati e vigorose sfanculate riempiono il diario delle vedove di Fesbucco, prima che tornino a dragare nuovi ectoplasmi di sbiadita fattezza. L'amore al tempo di Fesbucco. Al confronto, la Silvia del Leopardi era un'ingombrante presenza e Giacomino da Recanati un pragmatico tombeur des femmes.