Birth of a Nation / Nascita di una nazione
CRONACHE DALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA === The Birth of a Nation === di Nate Parker - USA, 2016, 120’ Cast: Nate Parker, Armie Hammer, Mark Boone Jr., Colman Domingo, Aunjanue Ellis ------------------- Birth of a nation. Nascita di una nazione. Ai cinefili il titolo dirà qualcosa perchè è quello di un kolossal del film muto di David W. Griffith. Lì la pellicola provava a narrare il travagliato comporsi degli Stati Uniti d'America, qui invece la nazione che manifesta la sua presenza è quella degli afroamericani. La storia è vera e non la conoscevo. All'inizio dell'Ottocento, nella contea di Southampton, un nero di nome Nat Turner chiama alla rivolta gli schiavi impiegati nelle piantagioni della Virginia; la ribellione viene soffocata nel sangue e Turner viene impiccato. Il film è diretto ed interpretato da Nate Parker, lo ricorderete forse in "La frode" con Richard Gere e Susan Sarandon. Ma sul film in sè preferirei non soffermarvi, se non per segnalarne l'eccellente fotografia e la colonna sonora ("Strange fruit" di Nina Simone è struggente e "Go tell'em" di Vic Mensa è trascinante). No, vorrei invece provare a dire qualcosa proprio sul contributo che la storia dei neri degli States va dando al cinema americano d'oggi, anche per l'apporto di registi bianchi come Spielberg ("Il colore viola") o Tarantino ("Django Unchained"). Spike Lee e Denzel Washington, tanto per fare due nomi, rappresentano poi degli autorevoli esempi di questo forte apporto di idee alla cinematografia statunitense. M'andavo interrogando del motivo e m'è riuscito facile trovarlo. Gli afromericani hanno ancora tante storie da raccontare, storie di oppressione e di liberazione. Hanno provato a dirle prima cantando i loro gospel e i loro blues nelle piantagioni di cotone, poi suonando il jazz nelle cantine della Louisiana, poi prendendo a pugni il mondo come Cassius Clay/Muhammed Alì. Storie ancora non raccontate. Come quella di Nat Turner, impiccato l'11 novembre dell'anno di grazia 1831. Non so quanto veritiero, ma nel film è straordinariamente intenso il momento nel quale sul patibolo gli viene domandato se ha qualcosa da dire prima dell'impiccagione. Un certo cinema americano avrebbe dato la stura ad uno lungo speech di quelli strappalacrime. Qui Nate Parker fa dire al suo personaggio un "I am ready" che è una frustata all'America schiavista di ieri l'altro, segregazionista di ieri e trumpiana di oggi.