Muri
"We need to build a wall!", dobbiamo costruire un muro. E' stato questo uno dei cavalli di battaglia nella campagna elettorale di Donald Trump: tirare su un muro lungo la frontiera che separa Stati Uniti e Messico per fermare l'immigrazione clandestina. La storia riavvolge il suo nastro e lo dipana prendendo in giro se stessa. Oggi 9 novembre l'America elegge un Presidente che parla di muri da costruire ed era un 9 novembre anche quello che ha visto cadere invece il muro più famoso della storia moderna. Giusto 27 anni fa a Berlino veniva fatto a pezzi il più odioso residuo della guerra fredda. Sembrano 27 anni luce per i diversi sentimenti che sembrano attraversare Europa ed America. Allora su quei mattoni sbriciolati sognammo di costruire una società nuova e più solidale. Oggi andiamo specchiandoci con le tenebre dell'ignoranza razzista e della chiusura xenofoba, Nel voto inglese del Brexit, nelle pulsioni nazional/regionalistiche del Vecchio Continente, nello stesso voto di stanotte all'Election Day, è facile rintracciare un generale arroccamento interno. Ci andiamo circondando di sacchetti di sabbia contro un nemico che ricorda quello del "Deserto dei Tartari" di Buzzati. Perchè è un avversario che non c'è ed abita solo nelle nostre paure di uomini del XXI secolo. Non possono essere dei nemici i poveri del mondo e nessun muro potrà impedirci di ascoltare il grido degli affamati della terra.