Ti uotzappo, amò
Quei goodfellows di RBE sono di un candore naïf. Continuano a trasmettere teatro, promuovono libri e musica di autori emergenti, provano a far conoscere il jazz. Quel che è peggio si ostinano a farlo usando social network come Fesbucco. Macchè ... alla più parte dei frequentatori di quei lidi che gliene importa della tromba di Miles Davis, a quelli interessa trombare e mi si perdoni l'ovvia assonanza. Vale per tutto il web. Provate ad indovinare qual è la parola più frullata sui motori di ricerca. Bravi, è proprio quella : SESSO. Sento già il tintinnio di sciabole, l'insorgere piccato di chi ha la sfiga di leggermi. Ma è così, si rassegnino quelli che si accostano ai social per cercare di comunicare senza altro movente che lo scambio di informazioni. Si facciano da parte gli illusi che credono di ritagliarsi momenti di crescita culturale. All'ombra della Grande Effe Minuscola si sfregano i mouse per trovare onanistiche copule e brandelli di improvvisate nudità formato jpg. E no, aspetta. Ovvio che ci sono quelle/i che stanno su Fesbucco per trovare l'amore e tanti auguri da qui, ma lo strumento fesbucchiano nasconde più di un'insidia quando si nuota tra i neri flutti del caffè buongiornista. La chat ha preso il posto dell'epistolare passione. I cuori non palpitano più nell'aprire una cartacea missiva ma nel beep di un messaggio, la velocità di rimbalzo dei cuoricini virtuali ha spazzato i giorni di attesa di veder spuntare una busta nella cassetta. No, non è il mio tempo. Al punto che penso di esserci finito per caso in un mondo dove il "Ti scrivo, mia adorata" è diventato "Ti uotzappo, amò".