Lunga vita al Festival di Sanremo!
Il cielo non voglia mai farci conoscere un Day After, ma in un concitato zainetto di sopravvivenza una dozzina di ciddì proverei a farli entrare. Forse nessuno di musica italiana, chè già tra Bowie e Rolling Stones rischio di attingere alla preziosa dotazione. Per venire all'oggi e per fuggire da certe cupi scenari, confesso con candore che finora non ho visto un frame del Festival di Sanremo 2017. Insomma ad un quiz televisivo non porterei "Musica Italiana" come materia preferita. Svolta la doverosa premessa, al Festival voglio bene e mi appresto a difenderlo qui a colpi di mandolino e tastiera. Intanto mi riporta a certi struggenti ricordi di bambino, perchè la serata finale costituiva - con il Capodanno - la sola occasione in cui le nostre infantili pupille potevano sfidare la mezzanotte. Poi anche professionalmente mi ha visto promuovere per diversi anni una manifestazione per una Pro Loco del litorale che accompagnava la rassegna rivierasca ... e chissà se sventolo l'acronimo SCF qualcuno la riconosce. Ma più di tutto, credo che appartenga a certi italici vizi il fatto di svilire le nostre cose più conosciute all'estero, stavo per dire anche le migliori. Se serve per capirci, ho un amico londinese che ha due amori: l'Arsenal e Sanremo. Non parla una parola di italiano ma sa tutto su Anna Tatangelo e Ron, sciorina un lessico bizzarro dove pesca interi periodi dalle canzoni. Esempio: "I think that next year will be better ma credo che un sogno così non ritorni mai più". E poi diciamola tutta: anche le critiche che vengono mosse al Festival sono sempre le stesse...i compensi ai conduttori, la qualità delle canzoni, il cachet degli ospiti. Quel che sfugge ai più è il ritorno pubblicitario che Sanremo comporta, i soldi che continua a far muovere. Ed infine, la metto giù semplice semplice ... un Paese che dice sempre no-no-no è un posto dove ormai non si fa più niente. Teniamoci almeno quello che c'è. Lunga vita al Festival!