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Rock 'n troll


Riuscire a conciliare la libertà d'espressione con la tutela della privacy e la difesa della dignità dell'individuo è certamente materia complessa sul web. L'esponenziale aumento dei fruitori dei social network rende poi ancora più difficile questa delicata operazione. A qualcuno di voi sarà capitato di incrociare su Fesbucco qualcuno che - al riparo di un nome di fantasia e spesso senza una foto credibile - si diverte a disturbare una qualche conversazione e spesso con un volgare contorno di insulti. Nel fantasioso gergo della rete sono chiamati troll questi professionisti del disordine. Svolgere una diretta azione di contrasto rischia di generare effetti peggiori del male, come testimoniano le centinaia di pagine di troll-hunting (caccia ai troll) che affollano la rete. Il più delle volte si finisce per moltiplicare l'hate speech (il linguaggio d'odio) e sovente si finisce per scoprire che anche questi cacciatori appartengono al mucchio dei disturbatori. Chi scrive questo blog appartiene - come chi legge - a quella stragrande maggioranza di utenti del net che si collegano su Fesbucco o su Twitter per ritagliarsi un momento di sano svago o semplicemente per relazionarsi con persone beneducate. Non ho allora altre raccomandazioni che quelle ovvie di sempre: selezionare con cura le amicizie 'virtuali' , proteggere i dati sensibili e prestare attenzione a non rendere pubbliche delle foto familiari in ispecie quelle che ritraggono dei minori. Assolto il compito più propriamente divulgativo, passo a quello giornalistico. Allora l'approccio verso questi fenomeni di bullismo telematico non può che diventare ... come dire, più curioso. Per chi ne ha voglia, tempo ed ha un filo di confidenza dell'inglese, vi rimando alla visione di questo reportage trasmesso da Al Jazeera America. Il filmato è di un giornalista svedese che questi troll li ha incontrati e ci ha parlato. Ora, non saprei se è possibile generalizzare le sue conclusioni, ma dal suo lavoro si ricavano alcune considerazioni interessanti. Quello dei troll è un gruppo eterogeneo, almeno per censo e per anagrafe. Ma alcuni caratteri comuni si riescono a cogliere: razzismo e sessismo, omofobia e xenofobia sono caratteri che è possibile rilevare per la più parte di queste tormentate anime. Alla fine c'è un'unica ragionevole soluzione a questo problema e passa forse per la strada più difficile: quella dell'educazione civica e della creazione di una vera 'cittadinanza digitale', con valori comuni e condivisi come quelli del rispetto reciproco e della tolleranza. Certo, un qualche aiuto può venire dalle moderne tecnologie ; Google ha appena annunciato l'introduzione di un tool che si chiama Perspective ... si tratta di un algoritmo in grado di mantenere più pulite da volgarità (toxic speech) le comunicazioni su internet. D'altro canto, c'è già chi legittimamente intravede il rischio di pericolose politiche censorie. Perchè alla fine è bene parlarci chiaro: è inutile invocare delle soluzioni legislative, perchè non ce ne sono. Provare a praticare delle restrizioni alla libera espressione del pensiero ci condurrebbe fatalmente alle cupe esperienze dei regimi totalitari. E se permettete.... preferisco incrociare un pischello stronzetto in un post piuttosto che privarmi del diritto di scrivere e leggere quel che voglio.

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