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Errare humanum est


Oggi 21 luglio sono 48 anni da quella volta lì, quando Neil Amstrong poggiò lo scarpone sulla Luna. Lascio volentieri ad altri il compito di ricordare quella data e mi limito invece a concentrare l'attenzione sulla storica frase che l'astronauta americano disse nell'occasione. "That's one small step for man, one giant leap for mankind." In italiano suona pressapoco "è un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanità". Ma a quasi mezzo secolo di distanza c'è ancora chi setaccia l'audio per verificarne l'esatta trascrizione; tutto verte intorno all'articolo indeterminativo "a", in italiano "un". Secondo questi "revisionisti", Amstrong lo avrebbe pronunciato e la frase andrebbe quindi letta come un "That's one small step for a man" ("è un grande passo per un uomo") Se siete ancora qui, alla decima riga dell'articolo, vi ringrazio e vi chiamo ad un supplemento di pazienza nel notare come quella lettera A riesca a cambiare un pò il senso dell'intera frase. Dire "l'uomo" invece che "un uomo" in qualche modo la sposta su un piano collettivo e più universale. La questione resta aperta, c'è addirittura chi è andato a studiarsi le forme lessicali del dialetto dello Utah ... lo stato degli USA dove Neil Amstrong è nato e cresciuto. Interrogato sull'argomento, l'astronauta ci scherzava su dicendo che le prime parole di un uomo sulla Luna sono frutto di un impappinamento, di una papera insomma. E' la versione che mi piace di più. L'idea che per l'emozione si sia un attimo incartato ci restituisce tutta intera la nostra comune, fragile condizione di uomini. Errare humanum est.

© RADIO BELLA ETA'

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