Riprendiamoci la vita
Ognuno ha le sue mattutine abitudini. Chi scrive è abituato ad accompagnare il suo primo caffè con una ancora assonnata occhiata ai quotidiani on line. Tra questi, immancabile, c'è il britannico "The Guardian". Ne apprezzo da sempre la capacità di sintesi e la profondità d'analisi. Pochi giorni fa vi ho scovato un articolo, a firma Nick Srnicek, che mi sembra così interessante da suggerire qualche indegna nota per questo sgangherato blog. Srnicek è docente di economia digitale al King's College di Londra, mica bruscolini. Ve la faccio breve ... dice che Google e Facebook hanno raggiunto delle così dominanti posizioni da imporne la nazionalizzazione. In altre parole, delle aziende che controllano i dati personali di due miliardi di persone non possono essere private. Ne va a rischio non solo l'economia del pianeta ma la stessa sopravvivenza delle libertà individuali e sociali. Insomma, questo internet che a noi sembra così accessibile, questo social network che appare gratis e senza impegno, in realtà ha una struttura pesantemente gerarchica e oligarchica. Al punto che le profezie orwelliane del Big Brother sembrano minacciosamente veritiere. Instagram, WhatsApp e Oracle sono state già fagocitate dalla Facebook Inc. mentre Google va già massicciamente intervenendo su settori quali elettronica ed auto. Certo, non possiamo essere noi sfigatissimi utenti a mettere dei paletti a questa pericolosa deriva monopolistica. Tocca ai governi degli Stati fare qualcosa, e presto. Intanto tassando finalmente in modo adeguato questi giganti della comunicazione. Trovo assurdo che la Google Inc. piazzi i suoi uffici europei a Dublino per godere dei vantaggi di quel regime fiscale. Sei in Italia? Welcome, ma paghi le tasse come le paghiamo tutti qui. Questa della nazionalizzazione che agita Srnicek deve essere qualcosa di più di una vaga minaccia. Ma non basta ancora. Qualcosa possiamo farlo anche noi, se davvero non vogliamo lasciare a figli e nipoti un mondo impoverito sia nelle sue risorse naturali che in quelle etico-morali. Quei goodfellas di Radio Bella Età vanno indicando una strada, quella di "produrre" informazione, quella di allestire nuovi spazi di comunicazione al di fuori delle perverse logiche del mercato, quella di "fare da noi". Ripartiamo da noi e non da dove ci hanno portati a diventare. Riprendiamoci la vita.