Silenzio
Le immagini che in queste ore ci arrivano dal Messico sono tragicamente simili a quelle dei terremoti che hanno ferito il nostro Paese, dall'Irpinia a L'Aquila. Eppure in queste foto ce ne sono alcune che suscitano - con il dolore - anche qualche attenzione. I soccorritori messicani vanno richiamando la gente che affolla quelle regioni con dei cartelli con su scritto "Silencio" e laddove non lo scrivono alzano il pugno come gesto convenzionale per zittire ogni più piccolo rumore. C'è bisogno di silenzio per riuscire ad ascoltare il flebile lamento di chi è rimasto in vita sotto le macerie. Ecco, pensavo al silenzio appunto. A come troppo spesso questa nostra società dell'informazione ecceda nel rumore concitato della sua torrenziale produzione di dati, a come tutti noi si contribuisca a generare un gran chiasso in questa Babele informatica. C'è bisogno di silenzio, invece ... e non per censura, per carità. Per ascoltare occorre star zitti e per capire serve tacere, prima di dire la nostra. Il rischio è altrimenti quello di non riuscire a percepire le grida soffocate di chi è sotto le macerie di una condizione di sfruttamento, di umiliazione, di miseria, di sofferenza. Facciamo silenzio per ascoltare le ingiustizie del mondo.