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Nel mondo che conosciamo, ogni grande impresa commerciale ha lasciato la sua impronta nel nostro vissuto. Dalla Coca-Cola alla Nutella, ci sono aziende che con i loro prodotti hanno anche inciso in modo importante sul nostro quotidiano. Eppure niente può essere paragonato alle grande società digitali dei nostri tempi. Google, Facebook, Twitter e le altre piattaforme telematiche entrano ormai nel nostro quotidiano in modo così decisivo da arrivare a plasmare le nostre opinioni politiche, le nostre scelte di consumatori, i nostri pensieri e le nostre azioni. Se pensate che sto esagerando lasciatevi affettuosamente abbracciare, perchè da questo blog cerco avidamente degli spiragli di speranza per la nostra specie. Ma ho nitida e sgradevole la sensazione che invece non sono lontano dal vero, quando attribuisco a questi giganti della comunicazione la capacità di determinare tanta parte dei comportamenti collettivi. Siamo anni-luce distanti dal potere che in passato attribuivamo ai mass-media ... al punto che il Citizen Kane di Orson Welles ci arriva oggi come il simpatico affresco di un affabile tycoon. Non temessi di apparire eccessivamente catastrofico, sarei per parlare di un'autentica emergenza democratica, di seria minaccia per gli stessi spazi di libertà individuale e sociale. A lanciare l'allarme sono gli stessi protagonisti di queste aziende della comunicazione: Chris Hughes, co-fondatore di Facebook, ha appena pubblicato un libro ("Fair Shot: Rethinking Inequality and How We Earn") dove individua nei social network il rischio di un generale appiattimento, di una massificazione dei comportamenti collettivi. Di più, ne individua anche la responsabilità nella generale crisi economica. Hughes non è un tipetto qualunque ... se serve per presentarlo meglio ha anche gestito le vincenti campagne elettorali di Barack Obama sul web. Nel suo libro arriva a fare una proposta: quella di un reddito garantito per i lavoratori da ottenere tassando per l'1% i milionari. Hughes appartiene alla categoria di questi ricconi e va constatando che mai la società capitalistica aveva raggiunto in passato tante drammatiche differenze sociali. Lui guadagna 200 milioni di dollari l'anno mentre ""molti americani non saprebbero come reperire 400 dollari in caso di emergenza". Qui in Italia la situazione è tutto sommato simile e nella campagna elettorale si è fatto un gran parlare di "reddito di cittadinanza". C'è chi irride alla proposta, chi la giudica impraticabile, chi non ci ha ancora capito granchè. Mi unisco anch'io a quest'ultima fascia di confusi osservatori, ma 'sta cosa dell'1% da togliere ai milionari per darlo alla povera gente non mi suona per niente fastidiosa. Sono sicuro che anche Charles Foster Kane sarebbe stato d'accordo.

© RADIO BELLA ETA'

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