La verità è bellezza
Della morte di Stephen Hawking avrete già letto tanto in queste ore, al punto che riesce superfluo dire di più di questo genio dell'astrofisica. Da qui proverò solo a ricordarlo per il sorriso, un sorriso che accompagna le sue foto da bambino come quelle degli ultimi anni di vita. Allo scienziato inglese venne diagnosticata un'atrofia muscolare che ne ha segnato l'intera esistenza, ma che non ne ha minato le capacità intellettive. Costretto a comunicare per tramite di un computer, Hawking è riuscito a mettere a disposizione dell'umanità le sue intuizioni sulla natura dell'universo. Viviamo un'epoca segnata da un culto ossessivo per l'apparenza, dove sul laico altare del selfie si immolano quotidianamente milioni di labili vanità. Le stesse malattie degenerative vengono tenute ai margini dell'attenzione pubblica, quasi turbassero questa esasperata corsa all'ostentazione. Eppure, da Socrate a Leopardi, sono spesso i meno avvenenti ad introdurci a degli abbaglianti squarci di bellezza. Nel 1985 Hawking contrasse una polmonite che - nella sua condizione - gli lasciava poche speranze; i medici erano lì a suggerire alla moglie di staccare le macchine che lo tenevano in vita. Jane Hawking rifiutò di spegnere quel sorriso: così per diversi decenni ancora i tre figli hanno conservato il loro papà e l'umanità uno scienziato di prim'ordine. Chiudo omaggiando la bellezza di quel sorriso, la bellezza di Sir Stephen Hawking. Lo faccio scomodando John Keats "La bellezza è verità, la verità è bellezza: questo è tutto ciò che voi sapete in terra e tutto ciò che vi occorre sapere". Ciao, Professore.