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Tracce digitali


Da quanto tempo siete su Facebook? Provate a pensarci, perché sono quasi certo che in molti non saprebbero dirlo nemmeno con generosa approssimazione. All’ombra della Grande Effe Minuscola, il tempo conosce una dilatazione che frantuma ogni unità aristotelica; basti pensare alla velocità con la quale sbocciano e si frantumano improvvisate amicizie ed effimeri amori. Ma non su questo intendevo tediarvi quest’oggi, ma della quantità d’informazioni personali che questo social network assume con ecumenica voracità.

A Facebook affidiamo le nostre foto, le nostre preferenze e le nostre antipatie, i nostri spostamenti e le nostre scelte. Qualcuno di voi obietterà che l’importante è prestare attenzione alla privacy, al livello di condivisione delle nostre pubblicazioni. Vero. Ma Zuckerberg&C. prendono traccia anche di quel che vorremo sigillare nel nostro privatissimo. Sarei a dire che la ‘memoria storica’ della nostra esistenza è maggiormente presente sugli onnivori server del gigante californiano che nelle nostre confuse capocce. Ne volete una prova?

Se alla domanda iniziale che vi sottoponevo avete risposto qualcosa tipo “sono su FB da più di un anno” provate a scaricare la ‘storia’ della vostra presenza su quella piattaforma (se volete sapere come si fa potete scrivermi emmezeta@radiobellaeta.it che ve lo spiego). In pochi minuti vi ritornerà un voluminoso file contenente tutto quel che abbiamo affidato al web dal momento della nostra iscrizione. Tutto: dalle immagini che abbiamo postato alle “amicizie” che abbiamo intrapreso, dai commenti che abbiamo lasciato agli eventi e alle pagine che abbiamo sottoscritto. Insomma, un forziere di ricordi che sfiderebbe ogni abilità mnemonica.

Il fatto che la nostra storia personale possa dormire tra i bytes di un centro dati della Lapponia svedese mi lascia con delle sensazioni contrastanti. Da una parte è divertente sapere che anche le mie più vacue sciocchezze possano sfidare la corruzione degli anni, dall’altra mi sventola sotto il naso l’enorme massa di informazioni che il social network dispone della mia vita. Un database di accadimenti che mi piacerebbe catalogare sotto la voce “cazzi miei” e che invece frullerà per millenni nei sistemi digitali, a disposizione di un qualsiasi ficcanaso dipendente della Facebook Inc. del XXII secolo. Vien voglia di sfancularlo da qui, quell’impiccione di un pronipote. Ad imperitura memoria, come indelebile traccia digitale.

© RADIO BELLA ETA'

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(registraz. Trib. di Roma n. 45/2016 del 9 marzo 2016)

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