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D'accordo?


A tutti voi sarà capitato di leggere sulla bacheca Facebook di qualche amico un aggiornamento di stato che suona pressapoco così "Io, Pinco Pallino, dichiaro che nessuno ha il mio permesso di utilizzare informazioni sul mio profilo ...." e via con una lunga lodevole dichiarazione che intenderebbe proteggere la privacy del nostro account.

Ecco, non serve a niente. Al momento del nostro ingresso sotto la Grande Effe Minuscola abbiamo sottoscritto un contratto che non possiamo modificare unilateralmente. I termini di questo contratto prevedono che l'utente conceda alla Facebook Inc. "una licenza non esclusiva, trasferibile, che può essere concessa come sottolicenza, libera da royalty e valida in tutto il mondo" su ogni contenuto pubblicato. A dirla semplice, già al momento della nostra iscrizione la società californiana diventa a tutti gli effetti proprietaria di ogni cosa che pubblichiamo.

Nei termini del contratto la Facebook Inc. aggiunge pure testualmente "Ci impegniamo al massimo per fare in modo che Facebook sia un sito sicuro, ma non possiamo garantirlo". Che è come se, per riparare un rubinetto, chiamassi un idraulico che dopo il lavoro fa "io ce l'ho messa tutta per farle usare la doccia, ma non posso garantirlo".

Da settimane Mark Zuckerberg, il patron di Facebook, è sulle prime pagine per l'affaire Cambridge Analytica. Di cosa si tratta certamente lo sapete e i distratti li rimando a leggere di più altrove, chè insomma informatevi mica posso fare tutto io. Qui ho solo provato a far capire che è del tutto inutile pubblicare certe rivendicazioni di diritti che abbiamo già ceduto nel momento in cui ci siamo iscritti in quell' affollato lembo del web. Ma soprattutto come sia importante una tutela giuridica della nostra privacy con dei meccanismi legislativi che siano più forti delle nostre imprudenze ... con paletti che siano in grado di soccorrere le nostre stesse imperizie. Un pò come è accaduto per Wanna Marchi e il suo bizzarro "mago" ; se è vero che erano dei polli quelli che ci cascavano, questo ha rappresentato una aggravante per quelle truffe. Alla fine, di fronte a questi giganti digitali, siamo tutti parti lesa per "circonvenzione di incapace". D'accordo?

© RADIO BELLA ETA'

è una testata giornalistica di informazione e intrattenimento

(registraz. Trib. di Roma n. 45/2016 del 9 marzo 2016)

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