L'auto senza autista

Pochi giorni fa una 50enne è stata investita nella città americana di Tempe (Arizona). Stava spingendo la sua bicicletta quando un'automobile l'ha travolta. Nell'apprendere del triste accadimento, molti di voi reagiranno pensando che - al di là del dispiacere per la dipartita della signora - il fatto in sé non costituisca una notizia. E invece si tratta di qualcosa di storico: Elaine Herzberg (questo è il nome della donna) è la prima vittima di un incidente causato da un veicolo senza guidatore. Il pilota automatico è già da decenni presente sui voli di linea ed è ormai in grado di assolvere ogni compito, dal decollo all'atterraggio. In Norvegia è stata appena varata la prima nave container a guida automatica e sui treni di ultima generazione l'intervento umano si limita ormai al controllo dei sistemi e delle comunicazioni. Insomma, le nuove tecnologie vanno rendendo superfluo l'apporto di un guidatore in carne ed ossa. Eppure la notizia dell'incidente in Arizona mi suggerisce qualche elemento di inquietudine. Intanto ... in questi casi chi è il responsabile dell'incidente? La casa produttrice del veicolo o chi lo usava per spostarsi? Ma soprattutto, al di là della giurisprudenza, come potremmo usare queste vetture in Italia? Diciamocela tutta, almeno tra noi: siamo un popolo di automobilisti litigiosi. Il traffico delle nostre città è una rumorosa arena di occhiatacce e improperi ... il Gasmann de "Il Sorpasso" che sventola le corna è un'immagine che conserva tutta la sua strafottente attualità, ma converrete che in assenza del destinatario quel gesto perde tutta la sua efficacia. Almeno nell'immediato, trovo quindi difficile che queste "auto senza autista" possano trovare da noi una qualche diffusione. Che poi ... riuscite ad immaginare una di queste macchine impegnata a fare zig-zag tra le buche di Roma? Dopo qualche minuto sulle tormentate strade dell'Urbe, sul computer di bordo apparirebbe la scritta "Mi arrendo. Installatemi su una nave container norvegese"