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Grazie, 1968

Le date servono più agli storici che agli uomini. In alcuni casi, sono delle convenzioni che servono per separare un'epoca da un'altra, ma è difficile pensare che un toscano o un fiammingo si sentissero medievali il 10 ottobre del 1492 e moderni il giorno successivo, solo perché Colombo andava passeggiando con gli infradito su una spiaggia dei Caraibi. Eppure il tempo ha la capacità di giocare con i giorni del calendario, al punto di scombinarli per poi disporli sul tavolo della storia fornendoci delle impressionanti suggestioni. Quest'anno è un secolo dalla fine della Grande Guerra ed in mezzo, con la precisione di un bisturi, ecco infilarsi quel 1968 che andiamo provando ad analizzare. Non ho vissuto di persona le passioni di quell'anno, ma me ne sono arrivate comunque indirette pulsioni. Nelle assemblee liceali ricordo che spesso i discorsi esordivano con un "Dal '68 ad oggi", come a significare anche nel linguaggio il carattere di rottura epocale di quelle rivolte. Lascio a storici e sociologi il compito di passare al setaccio gli accadimenti che si produssero all'epoca, dalla Sorbona a Valle Giulia, da Berlino a Praga. Qui voglio semmai segnalare come quello del '68 fu probabilmente il primo autentico movimento di massa di carattere mondiale. Le occupazioni delle Università europee arrivarono infatti dopo le "fragole e sangue" della rivolta di Berkeley e insieme alla ribellione degli studenti di Mexico City alle Olimpiadi. Di più ... i ragazzi che sfilavano contro la guerra in Vietnam davanti alla Casa Bianca non erano diversi da quelli che a Praga sfidavano i carri armati sovietici. C'è chi pensa che il 1968 abbia rappresentato un'occasione persa, se non addirittura 'una falsa partenza'. Ma secondo me si presta più attenzione a quel che quell'anno ha portato piuttosto che a quello che ha tolto. Gli attentati a Martin Luther King e Bob Kennedy sottrassero agli Stati Uniti la possibilità di disegnare una "nuova frontiera", così come la repressione in Cecoslovacchia e Polonia consegnò ancora per un trentennio l'Europa orientale al regime poliziesco di Mosca. Eccolo lì, il 1968. Posto esattamente in mezzo tra la fine della Grande Guerra e i nostri giorni. Anno troppo esaltato e troppo vituperato. La storia non è fatta di "what if" ... ma chissà, forse con tutti i casini comunque a quegli studenti dovremmo essere debitori. La mia generazione ha conosciuto la cartolina rosa del servizio militare, ma dopo un anno ero tornato a casa e le uniche pallottole che ho sparato sono state quelle alle esercitazioni. "Fate l'amore, non fate la guerra". Sì, avevano proprio ragione quei ragazzi. Grazie, 1968.

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