Il diavolo esiste
"Uccide moglie e figlia e poi si suicida". Questo è il titolo dei giornali sulla tragedia avvenuta a Francavilla a Mare. Ma le cronache riportano così spesso notizie di questo tipo da suscitare più di un interrogativo. Di fronte a questi crimini efferati, a certe miserie morali, a tali indicibili malvagità le domande che ci poniamo sono un pò sempre le stesse e restano senza plausibile risposta. Sì, certo ... quando le vittime delle violenze sono le donne proviamo a darne una lettura sociologica, quando sono i bambini affidiamo alla psicologia il compito di sondare certe infami motivazioni. Ma il più delle volte ci accorgiamo che questo approccio scientifico non basta, che restiamo sulla soglia delle analisi fino a tornare al punto di partenza. La conclusione è sempre, immancabilmente la stessa: non ci sono spiegazioni. E allora provo a darne una io, se siete arrivati fin qui a leggere. «Il più bel trucco del diavolo sta nel convincerci che non esiste». Il fatto che la citazione arrivi da un ragazzaccio come Baudelaire la rende particolarmente convincente. Di recente Papa Francesco ha detto "A questa generazione hanno fatto credere che il diavolo fosse un mito, una figura, un’idea, l’idea del male. Ma il diavolo esiste e noi dobbiamo lottare contro di lui" Se mi conoscete un pò, sapete che non sono tipo che spende il giorno agitando amuleti e santini. Ma penso anch'io che il diavolo esista e "come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare" (1Pietro 5,8) Attenzione, non vorrei essere mal interpretato; il diavolo c'è, ma non dobbiamo vederlo dappertutto. Ho avuto modo di conoscere Padre Gabriele Amorth, un simpatico sacerdote emiliano divenuto popolare per la sua attività di esorcista. Diceva che di 100 anime disturbate che si accostavano ai suoi uffici, 99 le girava alle cure di un buon psicologo. Una, solo una di quelle aveva davvero bisogno di passare per delle pratiche di guarigione spirituale. Alla fine, a me piace pensare all'inferno come un posto dove alla porta d'ingresso è affisso un cartello con su scritto "Chiuso per inattività". Ma è più una speranza che una convinzione.