VI - Cartolina dalla Papuasia, l'isola senza Facebook
Il temporaneo oscuramento di Facebook non sembra aver prodotto dei sensibili disagi tra gli abitanti della Papua Nuova Guinea. In queste remote lande, sono forse i leader politici impegnati nella campagna elettorale i soli a lamentarsi davvero per il provvedimento del ministro delle Comunicazioni. In particolar modo quelli del PF (Papuasians First, "Prima i Papuani") fanno ricorso alle dirette video sul social. Su quest'isola si scrive poco e si legge ancor meno, ma la colpa non è degli indigeni. In Papuasia si parlano infatti più di 800 lingue diverse ed ognuna di queste pretende di avere pari dignità nei documenti ufficiali, nella toponomastica, nello stesso uso comune. Mi è capitato quindi di chiedere il menu in un ristorante e di vedermi recapitare un tomo delle dimensioni di un elenco telefonico, così come un semplice biglietto ferroviario qui assume le proporzioni di un rotolo di pergamena. Ma è al cinema che questa bizzarra pretesa di riportare tutti gli idiomi isolani raggiunge la sua più parossistica manifestazione. La pellicola viene infatti coperta per intero dai sottotitoli e la visione ne risulta irrimediabilmente compromessa. Appena più comprensibile riesce il titolo dei film, ma lì diventa decisiva la sintesi. Se Rambo e Rocky sono immediatamente intuitivi, qui i film della Wertmüller non hanno mai conosciuto una significativa distribuzione. "Prima i Papuani", dicono. Ma intanto sgomitano tra loro per arrivare prima a spiegarsi, quasi mai riuscendoci in questa autentica Babele. Alla prossima e "Se Vedemo", che nel pidgin locale significa "Ogni fortuna nel tuo cammino, fino alla fine del tempo, per tutti i giorni e per tutta la tua onorabile discendenza".