Il rosa e l'azzurro
L'Italia si è qualificata ai mondiali di calcio. No, non andate a frullare Google News sperando in un impossibile ripescaggio di Buffon&C. La nazionale che dico è quella di calcio femminile che - battendo il Portogallo con un rotondo 3 a 0 - ha staccato il biglietto per i Mondiali che si terranno l'anno prossimo in Francia. Insomma mentre dei milionari giovanotti in maglia azzurra falliscono un appuntamento sportivo che è secondo solo alle Olimpiadi, le ragazze italiane del football (per la più parte studentesse...) si prenotano con anticipo per la manifestazione iridata. Complimenti e auguri alle azzurre, ma vien voglia di accompagnare il risultato con qualche considerazione in più. Chissà, forse se davvero vogliamo riprendere in mano questo nostro tormentato Paese è proprio dalle donne che occorre ripartire. Per la sua stessa natura, l' "altra metà del cielo" ha quelle doti di pratica concretezza e di solida sintesi che servono per mettere da parte le "chiacchiere e distintivi" dell'inconcludenza parolaia dei politici nostrani. In Spagna il nuovo governo si è appena presentato con 11 donne ministro su 17; per gli amanti della statistica fa il 64,7%. Dall'economia alla finanza, dall'ambiente alla giustizia, dalla sanità all'istruzione, saranno delle donne a dirigere quegli importanti dicasteri. Invece qui da noi la nuova compagine che pure si è autoproclamata come "governo del cambiamento" non ha mutato granché la quota femminile. Con sole 5 donne per 18 ministeri, la percentuale si è fatta anzi peggiore rispetto ai governi precedenti. Insomma io questa lezione delle nostre ragazze del calcio non la farei passare così, quasi inosservata. Se vogliamo tornare a far gol nel lavoro, nella scuola, nella sanità, nella vita civile e sociale ... c'è bisogno di tingere di rosa l'azzurro delle nostre maglie.