X - Cartolina dalla Papuasia, l'isola senza Facebook
Il fatto di essere così lontano da casa non mitiga l'amarezza di non vedere l'Italia ai Mondiali di calcio. I Papuani possono ignorare un sacco di cose del nostro Paese, ma sanno benissimo della nostra cocente eliminazione e non perdono occasione di ricordarmelo, magari provando a rincuorarmi dicendo che anche la loro rappresentativa è uscita nelle qualificazioni per Russia2018. A dire il vero, la Papua New Guinea è stata anche sfortunata perché ha perso lo spareggio contro la Nuova Zelanda ai calci di rigore e mi dicono che sono convinti di essere ad un passo dal centrare finalmente l'accesso alla World Cup. In passato invece la nazionale perdeva sempre, ma non perché fosse scarsa. Come vi ho ripetutamente detto, in quest'isola si parlano quasi un migliaio di differenti lingue e tutte pretendono di essere rappresentate negli atti pubblici e nelle manifestazioni. Accade allora che l'inno nazionale "O Arise, All You Sons" finisca per essere cantato in tutti gli idiomi isolani. E' un pò quello che hanno fatto i sudafricani con il loro "Nkosi Sikelel' iAfrika", dove le strofe sono divise tra zulu, seshoto, afrikaans e inglese. Ma va da sè che una cosa è cantare un inno in 4 lingue, un'altra è attingere a tutte le più di 850 parlate Papuane. Ecco che allora, ogni volta che la nazionale di calcio della Papua Nuova Guinea si presentava per gli inni all'inizio delle gare, i fieri rappresentanti dell'isola erano costretti a rimanere per quasi 12 ore in piedi per rendere onore alla bandiera. Ovvio che le altre squadre ne approfittassero per sommergerli di gol. Almeno per le partite casalinghe hanno provato poi a recarsi allo stadio con una mezza giornata di anticipo, per assolvere per intero l'omaggio all'inno prima del calcio d'inizio. Ma i giocatori uscivano stremati da questo carico di fatica e dopo una dozzina di ore sull'attenti sotto il sole finivano per essere travolti dai più freschi avversari . Alla fine, la soluzione è stata semplice quanto efficace: l'esecuzione di "O Arise, All You Sons" è solo strumentale, senza parole insomma. Da lì è cambiata la musica e stavolta non parlo di quella dell'inno, ma delle prestazioni sul campo. Saluti e "arghijarta Facebook vookie 80lt.", che in lingua Enga significa "diffidate di quelle che su Facebook mettono un casino di foto del volto, perché di solito sotto quel visetto c'è uno scaldabagno da 80 lt."