XVI - Cartolina dalla Papuasia, l'isola senza Facebook
Siamo a tre settimane dal blocco disposto dalle autorità papuane su Facebook. Se è vero che il provvedimento interessa una minoranza degli abitanti dell'isola, va detto che gli iscritti al social network più popolare iniziano a palesare qualche insofferenza ed almeno qui, nella capitale, gli utenti Facebook manifestano adottando delle originali forme di protesta. Accade allora di vedersi accostare da sconosciuti che vogliono per forza mostrarti delle foto personali o che ti formulano epocali domande del tipo "Può esistere l'amicizia tra uomo e donna". Capita anche di incrociare dei tipi armati di scopettoni e secchi con scritte che in italiano suonerebbero tipo "Pulizia contatti persone false". E' un fenomeno limitato, al momento. Ma non privo di qualche interesse. Resta da capire in che misura la componente di protesta alla chiusura temporanea di Facebook si combina con una vera e propria astinenza dall'uso dello strumento. Certo da noi in Italia le proporzioni di questo disagio sarebbero meno contenute e per certi versi imprevedibili. Solo per fare un esempio, il consumo di caffè potrebbe conoscere una drastica riduzione; nessun buongiornissimo riuscirebbe a sopravvivere senza l'indispensabile supporto della nera, magica pozione del fesbucchista di mezza età. Saluti e "1 amen 1 likke it dret bol", che in Rabaul Creole significa pressapoco "1 amen 1 like e condividi se sei indignato"