XIX - Cartolina dalla Papuasia, l'isola senza Facebook
Il fatto di essere un'isola ai margini del mondo e per di più dalla natura selvaggia e inospitale ha fatto sì che la Papuasia conservasse i suoi caratteri etnici. La colonizzazione tedesca di fine '800 si esaurì nell'occupazione di alcune località costiere e ha lasciato giusto qualche traccia nel curioso 'Unserdeutsch' parlato nella zona di Rabaul. Insomma lo slogan "La Papuasia ai Papuani" potrebbe funzionare, se non fosse che la popolazione indigena si divide a sua volta in centinaia di differenti etnie. Certo, se provassimo a pensare al DNA di noi italiani sarebbe più difficile rintracciarne una incontaminata purezza. Allungata in mezzo ad un mare chiuso e solcato da navi fin dall'antichità, storicamente esposta ad invasioni e occupazioni, la nostra penisola ha rappresentato un crogiuolo di genti da ogni dove. Dal biondo normanno all'arabo olivastro, non c'è popolo continentale, levantino o nordafricano che non abbia lasciato un segno sulle nostre tracce genetiche. A meno che non si voglia pensare che Annibale abbia trascorso i suoi "ozi di Capua" nel rigore ascetico dell'astinenza sessuale. "L'Italia agli italiani" non suona granchè convincente, insomma. Da quando un nostro lontano progenitore mosse dall'altopiano etiopico la storia dell'uomo è fatta - prima di tutto - dai suoi spostamenti. Pensate se invece "L'Etruria agli Etruschi", "La Numidia ai Numidi", "La Marsica ai Marsi" ... continuate voi, che più ve ne vengono in mente più fa ridere il giuoco. Saluti e "galor Facebook vaadi 80 lt.", che in meriam mir significa pressapoco "Quelle che mettono su Facebook le loro foto da giovani di solito sono diventate degli scaldabagni da 80 lt."