L'amicizia salta più lontano
C’era una grande attesa il 4 agosto 1936 allo stadio Olimpico di Berlino per la finale del salto in lungo. 15 atleti erano pronti a sfidare lo statunitense Jesse Owens, favoritissimo e preceduto da una fama costruita in un giorno di poco piu’ di un anno prima, 24 maggio 1935, data storica per l’atletica leggera (Big Ten Meet, Ann Arbor, Michigan). Piu’ che un giorno, 45 minuti nel corso dei quali Jesse Owens stabili’ la bellezza di quattro record mondiali: 100 metri, 200 metri in rettilineo e ad ostacoli, salto in lungo con la misura di 8.13 cm, risultato quest’ultimo imbattuto fino al 1960.
Eppure la grande attesa per la sfida al marziano dell’Alabama vide un prologo inatteso con i salti di qualificazione dove Owens incappo’ in due salti nulli e si ritrovo’ con un solo salto a disposizione per centrare i 7.15 necessari per accedere alla finale. Il primo a conquistare la qualificazione in tutta sicurezza era stato un altro atteso protagonista, Ludwig Long, idolo di casa, del pubblico e del regime che tante speranza di gloria riponeva nei Giochi Olimpici. E proprio Long, ragazzone altissimo (come lo descrisse lo stesso Owens), si avvicino’ al preoccupato Jesse per dirgli “per te questa misura non puo’ essere un problema” e nell’incoraggiarlo gli indico’ con un fazzoletto bianco il punto da cui avrebbe dovuto iniziare la rincorsa per evitare ulteriori rischi di salto non valido. Owens rimase in silenzio, ma segui’ il consiglio per un salto di 7.64 che risulto’ il miglior salto delle qualificazioni.
Alla finale del 4 agosto Owens sapeva comunque di dover badare soprattutto a se stesso come il giorno prima quando aveva dominato la finale dei 100, primo oro della sua Olimpiade trionfale. Alla consapevolezza di Owens c’era di contrasto l’entusiasmo del pubblico di casa, c’era Luz Long primatista europeo, ma c’era anche il campione europeo Wilhelm Leichum, altro tedesco.
In finale pero’ Leichum incappa subito in due nulli, mentre Owens trova subito buoni salti con un 7.87 al secondo tentativo che sembra definire le gerarchie. Luz Long trova le sensazioni giuste ed al 7.54 iniziale aggiunge 20 cm con il secondo salto ed altri dieci al terzo per un 7.84 a tre centimetri dall’americano. Due splendidi atleti a contendersi l’oro con ancora tre tentativi per migliorarsi. Long al quinto salto arriva proprio a pareggiare il 7.87 (nuovo primato europeo) di Owens, il ragazzo povero dell’Alabama accetta la sfida ed alza le cadenze: nullo al quarto, 7.94 al quinto e salto finale oltre la linea degli otto metri (8.06), primato olimpico. Una gara bellissima, intensa con gli occhi di tutto lo stadio addosso ed il vento a favorire solo chi riusci’ a comprenderne gli umori. Leichum trovo’ un ultimo salto rabbioso per appaiare al quarto posto (7.73) il nostro campione, Arturo Maffei. Entrambi per un centimetro dovettero lasciare il bronzo al giapponese Tajiama, maestro di regolarita’ con quattro salti oltre 7.50. Sedici grandi protagonisti, ma quel giorno e negli anni a venire ci fu spazio solo per il duello fra l’ariano Long ed il nero Owens. Uno dei 18 neri della spedizione americana con piu’ di 300 atleti.
Il 5 agosto Owens vinse i 200 metri, quattro giorni dopo la staffetta 4x100 che non avrebbe voluto correre per lasciar spazio ai suoi compagni. Non sapeva, o forse si’, che con 4 medaglie d’oro si accingeva a stabilire un record senza precedenti. 4 ori, ma il salto nella storia e’ stato quello del lungo. Libri, cinema, carta stampata, testimoni piu’ o meno oculari hanno fatto del 4 agosto una data simbolo dello sport e non solo. Racconta Owens nel suo libro come a chiarire le cose:
“Dopo essere sceso dal podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d'onore per rientrare negli spogliatoi. Il Cancelliere tedesco mi fissò, si alzò e mi salutò agitando la mano. Io feci altrettanto, rispondendo al saluto. Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo gusto inventando poi un'ostilità che non ci fu affatto”. Di certo ci fu che l’incontro che - doveva celebrare i suoi successi alla Casa Bianca con Roosevelt fu cancellato, e con tutta probabilita’ perche’ il presidente – in corsa per la rielezione – rischiava di mettersi in cattiva luce con l’elettorato del Sud. E chissa’ se e’ per questo rifiuto che Owens si schiero’ con il candidato repubblicano Alf Landon con tanto di campagna elettorale ed iscrizione al partito.
Owens scrisse anche: “Si potrebbero fondere tutte le medaglie che ho vinto, ma non si potrebbe mai riprodurre l’ amicizia a 24 carati che nacque sulla pedana di Berlino”. Perche' amicizia fu per davvero e rinsaldata dagli scambi di lettere fra i due. L'ultima di Long racchiude tutto: "Dopo la guerra, Jesse vai in Germania, incontra mio figlio e digli di me. Raccontagli di quando la guerra non ci separava e digli che le cose possono essere diverse fra gli uomini su questa terra. Tuo fratello, Luz". Long, trentenne, non fu chiamato all'inizio del conflitto per via del suo status di atleta internazionale, ma non pote' chiamarsi fuori quando il conflitto coinvolse sempre di piu' la Germania. Ufficiale della Luftwasse fronteggio' proprio gli americani in Sicilia dove cadde in combattimento il 10 luglio 1943 presso la frazione di San Pietro vicino a Caltagirone. Riposa ora nel cimitero militare germanico di Motta Sant'Anastasia.
Jesse mantenne ovviamente la promessa. Partecipo' al matrimonio del figlio di Luz e racconto' la storia della loro rivalita' per quello che era stata: una miscela di reciproci consigli, rispetto e stima sincera. Al triste epilogo di Long corrispose una vita in salita per Owens. Squalificato dalla sua federazione per aver accettato compensi ed offerte commerciali, provo' a tirare avanti fra baseball, corse ad handicap ed ancora piu improbabili corse contro i cavalli, gestione di lavanderie e pompe di benzina. Fumatore accanito, muore a 66 anni. Riposa ora all'Oak Wood Cemetery di Chicago.