Trail of Tears
Non lasciare ieri usare troppo del tuo oggi (proverbio Cherokee)
Johnny Depp ha tatuato un capo Cherokee sul bicipite. Non lo sapevo, confesso, e non sapevo della sua nonna materna Cherokee. Non sapevo nemmeno che ben tre dei suoi film [The Lone Ranger, The Brave, Dead Man] abbiano affrontato il tema dei nativi d’America. Sapevo invece, perche’ sono iscritto alla mailing del museo degli Indiani d’America , che qui a Washington DC c’e’ una mostra che ricorda una pagina di storia amarissima. Il viaggio delle lacrime, come viene ricordato, ovvero la storia della rimozione della popolazione Cherokee dalle loro terre. E sono andato per saperne di piu’ con quell’attrazione, naturale spero per tanti, per le storie nascoste, cancellate, mai raccontate o peggio ancora rovesciate. Inevitabilmente, le storie dei vinti.
Oggi quella che si puo’ definire la nazione Cherokee conta piu’ di 300,000 membri, la piu’ numerosa fra le 567 tribu’ riconosciute negli USA. Oltre 800,000 persone hanno indicato una discendenza Cherokee nel censimento del 2010. Fino al XVIII secolo la popolazione Cherokee era concentrata fra Nord Carolina, Sud Tennessee ed angoli di South Carolina e Georgia. La migrazione da queste terre inizia nei primi anni dell’800 per via di una pressione sempre piu’ crescente dei bianchi. Nel 1817 alcuni gruppi, alla ricerca del quieto vivere, scelgono l’Arkansas per ritrovarsi pero’ subito sospinti verso altri territori. Il risentimento dei bianchi tocca un punto di non ritorno con la scoperta dell’oro nel nord della Georgia. Mentre la comunita’ Cherokee si dava una costituzione ed una corte suprema, Ie comunita’ bianche – ossessionate dalla corsa all’oro, dalla ricchezza facile – non trovano di meglio che passare dall’insofferenza alle nefandezze per rendere la vita impossibile ai malcapitati vicini. E l’escalation non trova freni dal governo centrale che, con miopia o complicita’ fate vobis, non pensa che ci sia altra soluzione che imporre alla popolazione Cherokee – nonostante il loro quieto vivere, avanzata economia agricola, radici – di lasciare i propri terreni, le attivita’, le case, tutto. Si giustifico’ il presidente Jackson autorizzando l’atto di rimozione (Indian Removal Act) spiegando che cosi’ avrebbe evitato una fine ancor peggiore, l’estinzione, che invece minaccio’ seriamente altre tribu’. Era il 1830 e Jackson non aveva fatto altro che seguire la raccomandazione che cinque anni prima il presidente Monroe aveva gia’ fatto al Congresso. Un parodosso, verrebbe da aggiungere, pensando che grazie all’aiuto di 500 Cherokee il commando di militare di Jackson, e forse lui stesso, scampo’ a sicura e triste fine nella battaglia di Horseshoe Bend di una decina di anni prima. Leggo, e mi duole, che anche Thomas Jefferson, che in altre sedi richiamo’ spesso le leggi di pace del popolo Cherokkee, sostenne l’atto di rimozione. Qualche voce libera si ribello’, forte dell’evidenza di una societa’ sana, anche economicamente sana come quella Cherokee, ma non cio’ non impedi’ all’esercito americano di eseguire gli ordini superiori e portare a compimento il piano di pulizia. Nell’estate del 1838 grandi masse di donne ed uomini Cherokee, dopo una marcia di 800 e passa miglia, vennero ammassate su imbarcazioni che percorsero i fiumi di Tennessee, Ohio, Mississippi ed Arkansas per raggiungere le zone riservate. Si calcola che 4000 non sopravvissero alla fame ed alle malattie. Trail of Tears. Il viaggio delle lacrime, scomode lacrime.