Il coccodrillo come fa?
In gergo giornalistico si chiamano "coccodrilli", ma anche chi non ha dimestichezza con l'allestimento di un quotidiano avrà capito di che si parla. I coccodrilli sono degli articoli redazionali che ricordano un personaggio famoso nel giorno della sua morte; il fatto che vengano composti in anticipo per essere pronti alla pubblicazione ne spiega il nome, perché il cordoglio di quelle righe è sincero quanto quello proverbiale delle lacrime di un coccodrillo. In certi casi i giornali hanno diffuso di queste commemorazioni per errore. Per l'autorevolezza della fonte e la celebrità del personaggio, è rimasto famoso il caso del francese "Le Monde" che annunciò la scomparsa di Monica Vitti nel maggio 1988. Ma è celebre anche la gaffe di un quotidiano tedesco che pubblicò il coccodrillo di Albert Einstein. Quando dall'America lo scienziato ne venne a conoscenza, rispose con un telegramma al giornale che pressapoco diceva "Mi dispiace contraddirvi, ma sono ancora in vita. Quando morirò sarà mia premura informarvi" Insomma se c'è di mezzo la morte di qualcuno ai media può succedere di sbagliare, ma accade di rado e si tratta di madornali sviste. C'è invece chi fa dell'annuncio dei trapassi un deliberato, calcolato sistema di comunicazione. Rebubblica.it, Ilmattoquotidiano.it, ilfattoquotidaino.it, ilgiomale.it, il messangero.it ... no, non si tratta di refusi. Sono dei siti web che storpiano volutamente il nome di alcuni popolari quotidiani per catturare l'attenzione. E in nome di questa insistita ricerca di visibilità si arriva al punto di annunciare la morte di un personaggio che invece gode di ottima salute (Checco Zalone e Luca Laurenti sono solo i due casi più recenti). Del click baiting ci siamo già occupati, ma è bene ripetere di che si tratta intanto traducendo il termine dall'inglese. Pressapoco può suonare come un "pasturazione per click". Gli appassionati di pesca sportiva sanno bene di che si tratta. Quando si vogliono far avvicinare i pesci si getta in acqua del cibo appropriato ("pastura", appunto). A quel punto è più facile che qualcuno abbocchi. E ad abboccare, nel mare magno del net, sono in tanti. Difficilmente ci si accerta della veridicità di una notizia prima di condividerla e in questo modo si diventa inconsapevolmente complici di queste autentiche fabbriche di menzogne (il neologismo "bufalifici" ci sembra adeguato). Cosa ci guadagnano questi produttori seriali di bufale dalla loro meschina attività? Dipende da chi ne tira i fili: in qualche caso i soldi che arrivano dalla pubblicità, in altri un rimpallo a pagine commerciali, in altri ancora un richiamo a siti di livida politica. Per tutti vale lo stesso principio, "pasturare" il web per far abboccare più pesci possibili. I social network hanno già manifestato la loro strutturale debolezza verso le fake news ed è chiaro che non sono in grado di arginare il fenomeno. Anche le recenti riforme legislative intervenute nell'Europa comunitaria non bastano a difenderci da chi usa in modo così subdolo le enormi potenzialità di internet. Sta a noi, sta solo alla nostra capacità di discernimento e al nostro livello di attenzione la possibilità di rimanere alla larga da questi "clickbaiters". Verifichiamo con esattezza il nome della fonte e la sua provenienza, proviamo a confrontare con il resto del web certe notizie che ci sembrano strane. In particolar modo se si tratta di un necrologio ... proviamo a ricordarci della canzoncina "il coccodrillo come fa?"