Il Cesare Battisti che dico io
"Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli". Lo dice Gesù agli Apostoli, come riporta Luca nel suo Vangelo. Oggi però questo fatto dei nomi mi frulla nella capoccia, perché è evidente che si può incorrere in qualche caso di omonimia. Del Cesare Battisti che in queste ore campeggia sui titoli dei giornali sapete già tutto: terrorista degli anni di piombo, responsabile diretto di due omicidi e coinvolto in altre due, sfuggito per anni alla giustizia italiana, è stato finalmente catturato e ci si appresta ad estradarlo. Lascio ai media il compito di meglio raccontare il resto, perché qui mi preme di ricordare l'"altro" Cesare Battisti. Il Cesare Battisti che dico io nasce a Trento nel 1875 ed è quindi cittadino austriaco. Giovanissimo, entra a far parte dei circoli socialisti dell'irredentismo tirolese e già dalla sue prime collaborazioni giornalistiche si batte per la causa della separazione del Trentino dall'Impero Austriaco e l'unione con il Regno d'Italia. Le sue battaglie assunsero carattere più incisivo quando fu eletto deputato al Parlamento di Vienna. Allo scoppio della guerra si arruola volontario negli Alpini. Badate bene, il fatto di essere nominalmente austriaco esponeva Battisti ad un'accusa certa per tradimento, in caso di cattura. Così, quando Battisti venne fatto prigioniero nell'estate del 1916, fu tradotto al tribunale militare di Trento e, dopo un processo-farsa, gli fu addirittura negata la morte per fucilazione. Finì impiccato sul retro del Castello del Buonconsiglio, insieme all'altro irredentista Fabio Filzi. Le sue ultime parole furono «Viva Trento italiana! Viva l'Italia!» A marcare ancora di più la distanza con quell'omonimo che fin qui è fuggito dalle sue colpe e che nega le sue responsabilità, il contegno del Battisti trentino è stato di esemplare fierezza durante tutto il processo. Al tribunale austriaco disse "Ammetto di aver svolto, sia anteriormente che posteriormente allo scoppio della guerra con l'Italia, in tutti i modi - a voce, in iscritto, con stampati - la più intensa propaganda per la causa d'Italia e per l'annessione a quest'ultima dei territori italiani dell'Austria; ammetto d'essermi arruolato come volontario nell'esercito italiano, di esservi stato nominato sottotenente e tenente, di aver combattuto contro l'Austria e d'essere stato fatto prigioniero con le armi alla mano. In particolare ammetto di avere scritto e dato alle stampe tutti gli articoli di giornale e gli opuscoli inseriti negli atti di questo tribunale al N. 13 ed esibitimi, come pure di aver tenuto i discorsi di propaganda ivi menzionati. Rilievo che ho agito perseguendo il mio ideale politico che consisteva nell'indipendenza delle province italiane dell'Austria e nella loro unione al Regno d'Italia." Cesare Battisti. Se è vero che i nostri nomi sono scritti in cielo, lassù c'è qualcuno che sa riconoscere la calligrafia. (nella foto: Cesare Battisti nel momento della sua impiccagione, il 12 luglio 1916)