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E i francesi ci rispettano...


In politica, fanno più comodo i nemici che gli amici, tanto che quando non ci sono avversari conviene inventarseli. In questi giorni i nostri governanti (dopo essersela presa in rapida successione con l'Europa, Gino Strada, l'INPS, Baglioni, le ong, i giornalisti, i calzini spaiati e l'assenza delle mezze stagioni) vanno attaccando la Francia e la sua politica estera post-coloniale. Ora qui non voglio entrare nella querelle, peraltro non scevra di un qualche fondamento. Mi interessa di più provare ad esaminare questo nostro intermittente e a volte tormentato rapporto con i cugini d'Oltralpe. Dall'assedio di Giulio Cesare ad Alesia al rigore di Grosso a Berlino, possiamo dire che un certo qual sentimento antifrancese è presente nei nostri umori nazionali. Al punto che nella finale dell'ultimo Mondiale di calcio gli italiani hanno tifato Croazia come degli ultrà ustascia, almeno a dar retta a quel che ho letto sui social. Io personalmente non lo capisco questo astio, almeno sul piano squisitamente storico. Dopotutto l'unica delle tre guerre d'indipendenza che vinciamo la dobbiamo a Napoleone III ed anzi a voler spulciare gli accadimenti più vicini l'aver dichiarato guerra alla Francia nel 1940 è stato un meschino atto di 'realpolitik' (ma forse hanno ragione loro nel definirlo "una coltellata alla schiena", ché quando Benny si è affacciato sul balcone di Piazza Venezia le Panzerdivision erano già in vista della banlieu parigina) Insomma i rapporti con i francesi sono sempre stati quelli propri del vicinato, a volte buoni, altre volte litigiosi. Una dualità di approccio che Paolo Conte sintetizza al meglio quando celebra le gesta di Bartali al Tour cantando "i francesi ci rispettano, che le balle ancora gli girano ". Che alla fine più che litigi sembrano bisticci da osteria, o da bistrot se preferite, e gli oggetti del contendere sempre gli stessi, che si parte dal bidet e si chiude con la Gioconda. Eppure io dico che sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono dai francesi. Per cultura, per lingua, per storia. Nel rugby le buschiamo spesso dai 'bleus', ma qualche rara volta ci è successo di vincere. In palio, da qualche anno, c'è una Coppa in più ... un premio esclusivo italo-francese: il Trofeo Garibaldi. Ora vi chiederete che c'entra il generale, come possa rappresentare un trait d'union proprio lui che - oltre ad essere nato in quella Nizza contesa al confine - dai francesi è stato preso a schioppettate prima sul Gianicolo e poi a Mentana. C'entra, invece. 1870: dopo la sconfitta con i prussiani Napoleone III (sempre quello di prima) abdica e i francesi proclamano la Repubblica, perché a loro piace proclamarla ogni tanto. Garibaldi è ormai vecchio e acciaccato, ma decide di aiutare i francesi, gli danno un corpo d'armata e a Digione sconfigge i crucchi. Nel corso della guerra l'unica bandiera sottratta ai prussiani sarà proprio per merito di Garibaldi ed è anche grazie a lui che i francesi, al di là di tutto, ci rispettano ... che le balle ancor gli girano

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