Il Piave mormorava ... anzi no
Il Piave mormorava e il resto della canzone la sapete, almeno nelle prime strofe. Ma il 24 maggio, giorno dell'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale, non era quel fiumiciattolo veneto il confine da varcare. Le nostre truppe erano molto più avanti, già sul Carso e sull'Isonzo. Entrammo in guerra quasi un anno dopo gli altri, tanto che quello che noi chiamiamo il quindicidiciotto per il resto d'Europa è la guerra 14-18. Anzi, universalmente la Grande Guerra. Qualche storico la salda all'altra, quella iniziata con l'aggressione della Germania alla Polonia nel 1939, per rimarcare come fossero rimaste insolute le grandi questioni che squarciavano il Vecchio Continente. Perché l'Europa è stato il teatro di guerra più martoriato, perché decine di milioni di uomini e di donne hanno perso la vita in queste immani tragedie. Domenica andremo a votare per il Parlamento Europeo e l'elezione diretta dei nostri rappresentanti è stata introdotta nel 1979, giusto quaranta anni fa. Di anni ne sono passati più di 70 invece dal termine della seconda guerra mondiale. L'Europa ha conosciuto da allora dei conflitti locali e delle tensioni diplomatiche, ma nessuna guerra su larga scala l'ha più sconvolta. Il merito va dato anche alle strutture sovranazionali che come europei abbiamo saputo allestire. Dal sogno federalista di Spinelli a Ventotene fino ai De Gasperi e agli Adenauer, dobbiamo ringraziare chi ha contribuito in questi decenni a costruire un'Europa di pace. E' anche merito loro se Domenica avremo una scheda elettorale per le mani ... e non una cartolina per andare al fronte come è successo per i nostri bisnonni.