Apriamo gli aeroporti
Non so se vi hai mai successo di volare con uno di quei miniapparecchi da 6 posti. Io ci ho fatto il breve tratto tra Miami e le Bahamas e quando ho messo piede a terra l'ho baciata, poi una volta a Roma ho assolto il voto e sono andato in pellegrinaggio al Divino Amore. Ma perché vi stavo dicendo di quel volo tormentato? Ah, sì. Perché quando sono arrivato all'aeroporto di Nassau il poliziotto doganiere mi chiese se avevo il biglietto di ritorno. Venivo dagli USA e sventolavo il mio passaporto UE, ma la guardia fu inflessibile e per varcare il controllo dovetti acquistare sul posto un volo di ritorno per la Florida, stavolta su un più rassicurante charter. Pensavo a questo episodio mentre ragionavo sulla madre di tutte le battaglie di inizio millennio: la questione immigrati. Partiamo da un dato economico, facendo i conti in tasca a quelli che arrivano dall'Africa. Prendiamo ad esempio un sudanese che si muove dal suo paese: spende più di 5000 dollari per l'attraversamento del deserto prima e del Mediterraneo poi. Ho appena interrogato un sito di viaggi e scopro che un volo Khartoum-Roma e ritorno costa meno di 500 dollari. E' evidente che c'è qualcosa che stuzzica più di una curiosità. Al punto che mi vado interrogando se questa definizione di "clandestinità" non vada producendo più danni che benefici. Proviamo a rovesciarla e se vi va seguitemi nel ragionamento. Aereoporto di Fiumicino, arriva il nostro sudanese, con il suo biglietto a/r e il suo passaporto, così finalmente ha un nome che a furia di sbarchi di clandestini finiscono per chiamarsi tutti Muhammed. Questo no, lo chiamiamo Jo e andiamo avanti. Ha più di 4000 dollari in tasca e un biglietto per tornare a casa. Jo non ha dovuto conoscere le privazioni del viaggio, i ricatti dei mercanti di carne umana e le botte nei lager libici. Jo con i suoi soldi ha i mezzi per prendere una stanza in un B&B e cercarsi un lavoro. Ha un passaporto, è un cittadino con i suoi diritti ed ha la sua ambasciata, nessuno potrà sfruttarlo per cogliere i pomodori un euro l'ora, nessuna organizzazione criminale lo può arruolare per spacciare. Vogliamo dargli 3, 6 mesi per trovare una sistemazione? Ok, se alla fine ti è andata male ciao Jo, monta sul tuo aereo con il tuo biglietto, auguri e riprovaci alla prossima. La politica continua a fare perno sulla lotta all'immigrazione clandestina, ma è una battaglia persa in partenza. Qualcuno ci si riempie la bocca di slogan (e le tasche di voti), ma i rimpatri rispetto ai fogli di via sono poco più del 10% e la situazione non è diversa per gli altri paesi europei, a dimostrazione che la Fortezza Europa è in realtà una groviera. I danni che va producendo l'aver istituito il reato di immigrazione clandestina sono sotto gli occhi di tutti, ma qui per sintesi provo a isolarne solo uno: stanno arrivando quelli meno scolarizzati e preparati. Mentre i nostri ragazzi italiani emigrano con le loro lauree (al CERN di Ginevra ci si saluta con "Bella, regà") da noi arrivano dei disperati senza istruzione e senza cognizioni tecniche. E questo vale anche per quelle comunità apparentemente meglio integrate ... l'India se li tiene stretti i suoi medici e i suoi ingegneri. Chiudo ma se ho lasciato per ultima la questione umanitaria è perché la giudico la più importante. Sono decine di migliaia i morti che il Mediterraneo si è preso nel vedersi solcare da queste bagnarole colme di disperazione. Tra l'altro sono pochissimi i cadaveri recuperati, come a significare quanto poco valga la vita umana per questo infame business (qualcuno ha provato a stimarlo e per le sole rotte verso l'Italia si parla di quasi 500 milioni l'anno). Possiamo far finta di niente, voltarci dall'altra parte e magari coprire le nostre coscienze con il plaid autoassolutorio dell' "aiutiamoli a casa loro". Oppure occorre fare i conti con questo gigantesco spostamento di massa, facendo pero' valere la nostra legge, introducendo dei controlli fattibili e delle politiche di integrazione praticabili (esami di italiano, quiz attitudinali ecc.). Insomma, a chi pensa di risolvere tutto chiudendo i porti rispondo che è ora di aprire gli aeroporti.