Charles e Mickey lasciamoli al cinema
Sulla vicenda di Ivrea mi limito a dire, per chi non l'avesse letta, che nel corso di una rapina ad opera di tre malviventi di nazionalità moldava un tabaccaio ha sparato ed ucciso uno dei ladri. Mi fermo qui sul fatto in sé, perché spetta a polizia e magistratura far luce sull'accaduto. Provo invece ad adagiare due considerazioni a margine della vicenda. La prima è perfino ovvia. I malviventi di mezza Europa hanno capito da un pezzo che l'Italia per loro è il paese della cuccagna. Tra amnistie, indulti, patteggiamento, rito abbreviato e buona condotta, da noi per farti qualche anno di galera devi fare una strage. Che poi, con tre gradi di giudizio ed i tempi della giustizia, finisce che più del 60% dei processi penali cadano in prescrizione. Ha ragione Travaglio quando dice che mentre all'estero il "ti faccio causa" è una minaccia, da noi il "mi faccia causa!" suona irridente. Sulle colpe di questo stato di cose ha contribuito in modo non marginale il comportamento della classe politica che, per salvare se stessa dai processi, ha finito per salvare tutti i delinquenti. La seconda considerazione sulla tragedia di Ivrea - perché di tragedia si tratta quando muore qualcuno, foss'anche un mariuolo - è che anche qui c'è la responsabilità di certi politici. Si è voluto far credere che le nuove leggi su legittima difesa e porto d'armi portassero dei sostanziali cambiamenti giuridici, ma è tutta fuffa buona per prendere voti. In tempi non sospetti, il magistrato Piercamillo Davigo è stato chiarissimo: in Italia non c'è la pena di morte e non si può pensare che sia lecito farsi giustizia da soli. Generare un clima da western e soffiare sul braciere della paura rischia di innestare delle degenerazioni dalle drammatiche conseguenze. Charles Bronson e Mickey Rourke lasciamoli al cinema.