I colori del cervello
Quando vi trovate in un supermercato, nove volte su dieci la prima cosa che incontrate è il banco ortofrutta. Il motivo è presto detto: i colori di verdura e frutta sono un richiamo ad entrare. L'esempio è forse banale, ma riesce a spiegare almeno un po' cosa si intende per "neuromarketing". È una parolona, lo so ... ma sta lì a significare i comportamenti emozionali del possibile consumatore. I meccanismi di vendita si fanno sempre più sofisticati e coinvolgono la sfera mentale quanto quella economica, al punto che si parla ormai di "Psicologia dei Colori" associandoli al brand. Anche qui mi spiego meglio con degli esempi: l'arancione è associato all'ottimismo (McDonald, Nikon, Wind), il rosso alla gioventù (Coca-Cola, Kellogg's, Nintendo), il blu alla fiducia (HP, Oral-b, Facebook) e via così. Attenzione, queste sono valutazioni cromatiche rigorosamente testate scientificamente, su cavie umane sottoposte a test elettroencefalografici (spero di averlo scritto giusto). Il colore è insomma elemento determinante nelle scelte del nostro cervello e in alcuni casi interviene al punto da rovesciarne addirittura l'iniziale riferimento. Esemplare è il caso di Babbo Natale, che dal verde-elfo ottocentesco è poi passato ai colori rosso e bianco per colpa delle pubblicità natalizie della Coca-Cola. Ora avrei voluto spostare il discorso dalle scelte economiche a quelle politiche ... ma invece no, ve lo risparmio. Un po' perché ho abusato fin troppo della vostra pazienza, più ancora perché dovremmo scriverne di tutti i colori. E allora ciao, con un arcobaleno dentro.