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Il commissario e l'autentico cretino


"Mi spiace se muore ma almeno Montalbano non mi romperà più i coglioni". Così Vittorio Feltri parlando del peggioramento delle condizioni di Andrea Camilleri. Il fatto che un direttore di giornale, per quanto rimbambito, possa esprimersi in questo modo la dice lunga sui tempi difficili che andiamo vivendo nel mondo dell'informazione. Ma mi sottraggo subito da queste miserie giornalistiche per provare a parlare invece di Montalbano come fenomeno editoriale, perché forse qui in Italia non abbiamo una piena percezione della popolarità internazionale del commissario interpretato in tv da Luca Zingaretti. Me la sbrigo in fretta: la serie è stata trasmessa in più di 20 paesi e in Gran Bretagna è tra i 10 programmi più seguiti. Tra l'altro posso assicurarvi che ogni volta che l'ho vista in Inghilterra è sempre andata in onda in lingua originale, con sottotitoli, e sentir parlare in siciliano dalla tv di un salotto londinese è esperienza gradevolissima. Dietro le livide esternazioni di Feltri c'è solo l'invidia di chi, servo buono per ogni padrone, non ha mai saputo scrivere una riga come Camilleri. Anzi, a dar retta a Montalbano, il direttore di "Libero" rappresenta una specie rara. Il commissario lo definirebbe infatti come "un autentico cretino, difficile a trovarsi in questi tempi in cui i cretini si camuffano da intelligenti" (cit. da ‘Il ladro di merendine’)

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