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Il termometro del mondo


L'Europa sta per affrontare una straordinaria ondata di caldo. Al di là dei titoli sensazionalistici, siamo alle prese con un fenomeno certamente eccezionale, non tanto e non solo per i valori delle temperature, ma per la sua estensione geografica. Berlino e Ginevra a 38°, più di 40 gradi a Milano e in Polonia, Amburgo e Francoforte sopra i 35° ... sono i termometri a testimoniare l'evidenza di cambiamenti climatici che vanno interessando, con il Vecchio Continente, l'intero pianeta.

In Italia si parla sempre meno di disoccupazione, di mafia, di corruzione, di evasione fiscale ... sembra proprio che l'unico problema vero sia diventato quello dei migranti. Voglio scansare le mie perplessità ed unirmi anch'io a questo generale coro, per aggiungere una preoccupazione in più. Fin qui si è sempre parlato di gente che si sposta per fuggire dalla guerra e dalla fame, ma non si parla in misura adeguata di chi lascia la propria terra per motivi ambientali. Il riscaldamento globale va producendo un esodo che per proporzioni è destinato a superare quello già in atto e i "rifugiati climatici" saranno presto milioni. L'organizzazione internazionale "Lancet Countdown" ipotizza l'apocalittico scenario di un miliardo di persone che saranno costrette a migrare entro il 2050. Non sto parlando di uno scenario futuro, si tratta di un processo già in atto ad esempio in India e Bangladesh, dove ripetute inondazioni hanno scacciato più di 50 milioni di esseri umani dalle loro case.

Non è certo compito mio indicare delle soluzioni, ma un primo passo potrebbe essere intanto misurarsi con questo problema e considerarlo nella sua ciclopica dimensione. Siamo chiamati a ripensare il nostro modo di produrre e di vivere, questo è il punto. Non mi dilungo di più per non strapazzare la vostra pazienza, ma vi rimando all'esame di quel concetto di "economia circolare" che si presta ad essere l'unica via percorribile se vogliamo lasciare un brandello di futuro ai figli dei nostri figli. Si tratta di minimizzare gli sprechi e l'uso delle risorse, occorre pensare a dei processi produttivi che siano in grado di riutilizzare i materiali per cicli successivi di lavorazione. Non c'è tempo da perdere e invece ne andiamo sciupando, pensando di arrestare un esodo con un'operazione di polizia. Perché di chi è colpito da tsunami e carestie sarà difficile dire "Aiutiamoli a casa loro", quando il termometro del mondo ne indicherà la febbre.

© RADIO BELLA ETA'

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