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Packaging


Quando ero piccolo ... (lo so, non è un grande inizio. Sa di nostalgie passatiste, di "reducismo" di mezza età. Ma provate a scusarmi e cercate di seguirmi.) Dicevo quando ero piccolo vivevamo in un piccolo appartamento al quinto piano e senza ascensore. Case popolari, costruzioni giolittiane, quartiere Trionfale di Roma, oggi i ragazzi che abitano lì dicono di essere di Prati (ma che c'entra, dai vieni al sodo!). Quando ero piccolo (ancora!) eravamo in quattro a casa e tutte le sere il sacchetto della spazzatura veniva messo fuori della porta. Era un sacchetto davvero, se serve per capirci delle dimensioni di un panettone. Al mattino quando uscivo non lo vedevo più perché era passato uno spazzino che si era fatto cinque piani di scale per prenderlo e per ficcarlo dentro un sacco più grande che alloggiava gli altri sacchetti del palazzo. Lo so perché l'omino mi era capitato di incrociarlo, certe mattine presto che andavo a pesca con papà. Ma torno al sacchetto dell'immondizia, perché in quattro quello producevamo. Oggi che vivo da solo differenzio dei gran bustoni di plastica e di carta quasi tutti i giorni. Come è possibile? La risposta provo ad edulcorarla con un termine inglese che fa tanto "si vede che ha studiato": packaging. Significa tutto quel che riguarda il confezionamento e l'imballaggio dei prodotti. Perché quando torniamo dal supermercato abbiamo più da scartare che da consumare. E se ordiniamo qualcosa on line, foss'anche microscopica, ci arriva foderata in quintali di cellulosa. Quando ero piccolo (e basta!) il pesce al mercato te lo avvolgevano nella carta di giornale e nessuno di noi è morto avvelenato dall'inchiostro, i biscotti venivano venduti a peso e le bottiglie di vetro conservavano il valore del "vuoto" quando le riportavi dal droghiere. Già, il droghiere. Il negozio di alimentari, insomma. Poi è arrivata la grande distribuzione, i supermercati che ci hanno permesso di scegliere tra migliaia di formaggi, di assaporare le fragole 12 mesi l'anno, di scoprire cibi esotici. Merci che si spostano e che nello spostarsi bruciano risorse, merci che per viaggiare hanno bisogno di imballaggi e di trattamento. Siamo arrivati all'assurdo che se compri una banana pesa più la confezione che il frutto. Ci troviamo a dover smaltire tanta immondizia perché compriamo un casino di roba che, una volta arrivata nelle nostre case, ha esaurito la sua funzione. Packaging, appunto. Tutto in nome della globalizzazione dei mercati e della logica del profitto. Il Parlamento Europeo ha recentemente approvato una normativa che mette al bando l'uso della plastica monouso (cannucce, cotton-fioc ecc.). Secondo me non basta, è poca cosa. Dobbiamo fare in modo che i nostri scarti alimentari si riducano al minimo, che le nostre scelte di consumatori vadano a privilegiare i prodotti locali, che si moltiplichino i negozi dove fare la "spesa alla spina". Dobbiamo fare in modo che quel sacchetto di spazzatura torni ad essere piccolo piccolo. Come quando ero piccolo.

© RADIO BELLA ETA'

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