top of page

Migranti 2.0


Vorrei parlare di migranti ... e quasi vi sento sbuffare annoiati. Aspettate, i migranti dei quali sto per parlare non sono africani che rischiano di naufragare, quelli che dico io se ne vanno sui treni Intercity o con l'aereo. E sono italiani, italianissimi. I numeri della nostra emigrazione vanno ormai ricalcando quelli del dopoguerra, ma se dall'Italia degli anni '50 i nostri nonni se ne andavano con una valigia di cartone e analfabeti per lavorare nelle miniere del Belgio o nelle fabbriche tedesche, oggi i nostri giovani espatriano con un MacBook sotto il braccio e finiscono impiegati nelle strutture di ricerca o negli uffici della finanza internazionale. Uno su tre di loro è laureato e basta fare due passi per la City di Londra o nei corridoi del CERN di Ginevra per sentir parlare tutti i dialetti del Bel Paese. I nostri sono migranti 2.0 Per sintesi, qui non mi dilungo sul costo sociale di questo autentico esodo di fresche intelligenze e neanche sui motivi del fenomeno, tanto l'uno e gli altri sono facilmente comprensibili. Mi soffermerei invece un attimo su quello che andiamo perdendo in termini di ricchezza culturale. Per unanime parere degli psicologi, il top creativo della nostra esistenza lo raggiungiamo tra i 15 e i 30 anni, è in quella fascia che si concentra la nostra massima potenza ideativa. Alan Turing assembla il primo computer a 30 anni, Einstein formula la teoria della relatività a 24 anni e mi fermo qui con gli esempi perché insomma avete capito. Stiamo perdendo circa 300mila ragazzi ogni anno e mi vien voglia di aggiungere che si tratta di una drammatica sottrazione di speranza per il nostro futuro. Storicamente, è qualcosa che somiglia alla falcidia degli ufficiali nella Grande Guerra perché sul Carso e sull'Isonzo si immolò tutta una generazione di giovani diplomati e laureati, chiamati a lasciare gli studi per morire sui reticolati austriaci. Da quel gap culturale ne ricavammo un dopoguerra tormentato e l'avvento di una ventennale dittatura.

Nel leggere l'Italia di oggi, almeno dalla cartina al tornasole che ci forniscono i social media, è evidente che stiamo scontando i danni di questa emigrazione. Se i giovani migliori se ne vanno, quel che resta sono i desolanti esempi che ci offrono le cronache.

© RADIO BELLA ETA'

è una testata giornalistica di informazione e intrattenimento

(registraz. Trib. di Roma n. 45/2016 del 9 marzo 2016)

Tutti i diritti sono riservati.

L'utilizzo dei nostri contenuti senza autorizzazione è punibile legalmente secondo le vigenti disposizioni sui diritti d'autore.

Per contattarci: radiobellaeta@gmail.com

Cerca per tag
Seguici
  • Facebook Basic Square
bottom of page