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A capo scoperto


È ancora fresca l'emozione per la morte di Nadia Toffa, la "Iena" che si è fatta amare prima per il suo coraggio di giornalista poi per quello dimostrato affrontando la più spietata delle avversità. Per sua scelta, Nadia ha deciso infatti di fare della battaglia contro il cancro un'orgogliosa testimonianza di speranza, lasciando - con il suo sorriso - un messaggio di luminosa affermazione della vita. Ma, come dicevo, l'aver esternato pubblicamente la sua condizione è stata personalissima decisione.

La legge sulla privacy vieta espressamente di far menzione della malattia di un individuo, anche post-mortem. Le patologie appartengono infatti a quei "dati sensibili" che non è possibile rivelare, neanche ad un datore di lavoro laddove un dipendente si trovi a dover far ricorso ad un certificato medico. Questo rispetto per la sfera privata dell'individuo non viene meno se si parla di un personaggio pubblico. Se serve come esempio, al di là di alcune indiscrezioni mai confermate, la causa della morte di Lucio Battisti è stata gelosamente custodita dalla famiglia.

Pochi giorni fa è venuto a mancare Giovanni Buttarelli. Se qualcuno di voi non lo conosce, non se ne faccia un problema. Buttarelli è una di quelle figure che, nell'Italia sguaiata dei selfies e delle dirette Facebook, non amava apparire e preferiva il fare alle chiacchiere. Magistrato, è stato tra i promotori della legge sulla privacy e poi, a livello internazionale, la figura più rappresentativa della giurisprudenza che protegge i dati personali. La sua nomina a Garante europeo per la tutela della privacy ha rappresentato l'ovvio riconoscimento di queste sue competenze su questa complessa materia.

Giovanni Buttarelli avrebbe meritato, forse lui più di tutti, di conoscere il rispetto della riservatezza sulle ragioni della sua scomparsa. E invece, per un insolente capriccio della cronaca, per più di 24 ore Google ha riportato sulle sue news le cause della morte del magistrato. Il colosso digitale si è giustificato attribuendo all'intelligenza artificiale dei suoi algoritmi il motivo dell'incidente. Trovo che la spiegazione sia peggiore ancora dell'accaduto stesso, perché ci fa pensare che il "mostro" mediatico sia così affamato da non sapersi arrestare davanti a niente. Quando invece, almeno davanti alla morte, dovremmo riuscire a stare silenti e a capo scoperto.

© RADIO BELLA ETA'

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