Il vuoto del voto
Di recente si è fatto un gran parlare intorno a quella che pomposamente si autodefinisce come "piattaforma Rousseau". Di che si tratta lo sapete, ma faccio finta che avete bisogno di un ripasso: è un sistema informatico per votare a distanza. Lo adottano quelli del Movimento 5 Stelle e tramite questo sistema hanno deciso pochi giorni fa di dare il via al nuovo governo. C'è chi mette in dubbio l'affidabilità di questo sistema e chi arriva a contestarne l'effettiva tutela della segretezza del voto. Io salto a piè pari queste argomentazioni, non foss'altro perché riguardano gli affari interni di un partito che sarà ben libero di organizzarsi come meglio crede. In più, basta dare un'occhiata in giro per accorgersi che questo tipo di votazioni sono già adottate in differenti ambiti, dall'associazionismo alle assemblee societarie fino a questioni che interessano l'amministrazione e il governo della cosa pubblica. Se vi va, seguitemi in questa breve ricognizione. Intanto distinguiamo tra "voto elettronico" e "voto on line". Il primo viene effettuato al seggio elettorale, solo che invece di una scheda ci si ritrova alle prese con un touch screen. Il voto via web consente invece di formulare la preferenza da casa o comunque a distanza tramite un pc o altro dispositivo. Nell'uno e nell'altro caso è facile ipotizzare il risparmio che si ottiene con questi sistemi: per quanto può suonare "politically uncorrect", va detto che le elezioni - oltre a consumare tonnellate di carta - costano un sacco di soldi. Se serve per capirci, per una consultazione nazionale si parla di circa 400 milioni di euro. La Regione Lombardia ha già sperimentato il voto elettronico due anni fa, in occasione di un referendum locale, ma sono ormai numerosi i soggetti che utilizzano questi sistemi. C'è addirittura una società privata, che si presenta come certificata dal Garante della Privacy, che mette a disposizione i propri servizi per tutti coloro che intendano adottare questo tipo di votazione; se non ne faccio il nome è solo per non fare pubblicità gratis a nessuno. Quanto all'estero, iniziano ad essere tanti gli Stati che - a vari livelli - vanno testando il voto elettronico e il voto "on line". Per non dilungarmi, mi limito a far menzione di uno solo di questi Paesi perché può dar luogo a qualche divertente spunto. In Estonia è possibile votare sia nel modo "classico", nel seggio elettorale, sia "on line"... addirittura con un telefonino. Lo hanno fatto anche per le recenti elezioni europee e nell'occasione i cittadini della repubblica baltica hanno avuto una settimana di tempo per esprimersi. La cosa buffa è che il voto poteva essere cambiato a piacimento per l'intera durata della consultazione, fino al giorno e all'ora di chiusura delle consultazioni. Ora, se proviamo a pensare all'elettorato italiano e all'ondivago stato del suo umore, immaginate che caos produrrebbe un sistema tipo quello estone. Finiremmo per pestare i nostri telefonini in modo così compulsivo da mandare in tilt i server del Viminale e le nostre stesse capocce. Alla fine alla domanda "Per chi hai votato" ci sorprenderemmo a rispondere "Boh, non me lo ricordo, ho un vuoto di memoria". Il vuoto del voto.