Saluti dai Tropici
Per gli antichi Romani era il Mare Nostrum, a significarne anche nel nome non solo il possesso ma anche la confidente frequentazione. Il mar Mediterraneo è stato custode della storia dell'uomo, testimone di albe e tramonti di civiltà, attraversato da generazioni di marinai, pescatori, viaggiatori, mercanti. Il suo carattere di mare semichiuso ne ha favorito la navigazione al punto che Gibilterra rappresentava - nel mondo greco classico - quelle invalicabili Colonne d'Ercole che sono diventate sinonimo di limite del mondo conosciuto. Ecco, quel che sta accadendo al "mare nostro" è qualcosa di nuovo e di certamente epocale: il Mediterraneo sta diventando un mare tropicale. I cambiamenti climatici, l'aumento dell'anidride carbonica e della temperatura dell'acqua stanno favorendo l'introduzione di specie marine tipicamente tropicali, provenienti sia dal canale di Suez che dall'Atlantico. Di per sé l'idea di ritrovarci con qualche varietà ittica in più non dovrebbe preoccuparci, anche se qualcuna di queste un filo di inquietudine potrebbe procurarla. Il pesce-palla maculato, ad esempio, è più velenoso di un cobra e per il pesce-scorpione fatevi bastare il nome. Il problema è che la "tropicalizzazione" del Mediterraneo mette a rischio l'intero ecosistema e già andiamo registrando dei casi di "mortalità di massa" per spugne e coralli, mentre la proliferazione delle meduse va sottraendo l'indispensabile apporto nutritivo del plancton per tanti organismi marini. Mi fermo qui, ma vi lascio con una nota positiva. Dopotutto, ritrovarci alle prese con un Mediterraneo più caldo potrebbe rappresentare un vantaggio per le nostre relazioni sociali. Suonerà più esotico mandare una cartolina da Rimini con un "Saluti dai Tropici".