Dalla parte dei bambini
Sul "Corriere della Sera" di oggi appare un interessante articolo di Antonio Scurati dal titolo "Abbiamo vissuto solo nel presente. Ecco perché ci ritroviamo senza più figli". Mentre ve ne suggerisco la lettura, provo a sintetizzarne il contenuto per i più pigri. Quel che afferma lo scrittore autore di "M- Il figlio del secolo" è che la crisi demografica sia per intero imputabile ad una generazione che ha preferito anteporre il proprio vissuto quotidiano ad una prospettiva sia pur vaga di futuro. Quel che ne è derivato è stato un compiacimento edonistico, un vivere tra feste e apericena nell'egoistico appagamento dell'effimero immediato. Mentre aspetto di leggere la vostra opinione, sento di dover riflettere con attenzione sulla provocazione di Scurati. Ma intanto alzo il sopracciglio su alcuni passaggi che mi lasciano francamente perplesso. È impossibile tener conto del calo delle nascite senza considerare le oggettive difficoltà che i genitori vanno ad incontrare nella società occidentale contemporanea. Non parlo solo della penuria degli asili-nido e degli aiuti economici per papà e mamme che lavorano, parlo di città che non sono più pensate per i bambini. Basti pensare alla strada, che una volta era il primo campo di giochi per i ragazzi e che oggi è diventata un luogo infrequentabile e pericoloso. Al punto che ci ritroviamo a scortare i nostri figli tra piscine e palestre, facendo i salti mortali per tenere insieme la scuola con gli altri impegni, nella frenesia di una giornata dove l'unico momento di autentico svago i ragazzi finiscono per ritrovarlo con un joystick tra le mani. Se c'è un po' di verità nell'articolo di Scurati, mettiamoci allora anche questo. Restituiamo ai bambini quel che gli serve davvero: aria e acqua pulite, salute nel fisico e nello spirito. E poi gioco, tanto gioco. Se vogliamo tornare a fare figli, cerchiamo di pensare ad una società che sia - prima di tutto - dalla parte dei bambini.