Missione impossibile
Sarà che ancora canto Beatles e Rolling Stones come quel ragazzo-che-come-me, sarà per la mia personale storia e per gli affetti con cui l'ho condita, ma il Regno Unito rappresenta un pò la mia seconda nazione. Anzi, mentre qui rischio di perdermi tra le pieghe urbane del Tiburtino, potete paracadutarmi in un qualsiasi punto della Greater London e saprei comunque arrivare al mio negozio di cravatte a Regent Street. Se serve per ulteriormente convincervi, so già che sabato prossimo tiferò Inghilterra contro la Nuova Zelanda nella "missione impossibile" della semifinale del Mondiale di rugby. Non credo che sia per caso che Shakespeare, il più grande scrittore di lingua inglese, rappresenti anche uno straordinario alchimista di farsa e tragedia insieme. Oggi proprio lui, il Bardo, meglio di tutti saprebbe narrare le pazze vicende politiche dei suoi connazionali, finiti indecorosamente ad annaspare nelle sabbie mobili della Brexit. Dall'aprile del 2016, oltre Manica non ne hanno azzeccata una. Il risultato del più cervellotico dei referendum ha dato il via a una pièce teatrale così assurda che non sarebbe venuta in mente neanche a un Samuel Beckett che si fa le canne. Adesso da Westminster è arrivato un nuovo rinvio, un altro atto di questa farsa senza fine. C'è solo da augurarsi che non debba concludersi in tragedia, ma per come si è messa forse è davvero questa la missione impossibile. Al confronto, battere gli All Blacks non è poi così difficile.