Roma piange il suo Luca
Quando c'è un compleanno, mio figlio e i suoi amici aspettano la mezzanotte sulla terrazza del Gianicolo per aprire insieme al festeggiato una bottiglia di spumante in faccia a Roma. Negli anni '50 e nelle stesse ore, quel luogo si riempiva invece delle madri e delle mogli dei carcerati di Regina Coeli, che comunicavano con i loro uomini gridando tra sbarre e balconata informazioni, richieste, amori. Era una Roma differente da quella di oggi e anche la malavita tanto diversa. "Romanzo criminale" era ancora lontano da scrivere e le borgate descritte da Pasolini un bazar sociale dove il furto e la prostituzione erano, prima che reati, delle condizioni di vita. Ancora reggeva l'eredità "culturale" dei malavitosi delle generazioni precedenti, quel codice non scritto che imponeva di lasciar fuori gli anziani, dove donne e bambini non si toccavano e le questioni si affrontavano di coltello e si componevano al primo sangue. Quando ci scappava il morto rappresentava una cosa così rara che finiva consegnato all'eternità nelle canzoni popolari, da Buretta de Panico a Lella "la moje de Proietti er cravattaro". L'altra notte a Roma ad un ragazzo hanno sparato in strada ed è rimasto ucciso, per l'unica colpa di aver reagito al furto dello zainetto della sua ragazza. I due assassini sono scappati e speriamo che la loro fuga finisca presto, ma intanto Luca - questo il nome del ragazzo - è morto ad appena 24 anni. Quanto è accaduto leggo che già ha dato la stura a dei titoli sensazionalistici ("Roma violenta" il più abusato) ed ha avviato la vergognosa, nauseante opera di strumentalizzazione dei politici che soffiano sulla paura e sull'odio. Ne avrei da dire anch'io, sulla criminalità, su Roma e sul resto. Vorrei scrivere di come cocaina e crac possono trasformare dei ladruncoli da quattro soldi in spietati assassini. Vorrei dire di quanto il nostro sistema giudiziario favorisca l'impunità di chi delinque, al punto che l'Italia è diventata un richiamo per i malviventi di mezzo mondo. Vorrei lasciarmi andare ad un giudizio su quello che è diventata la mia città, la città dove sono nato e dove vivo. Vorrei dire di più, insomma. Ma non oggi.
Oggi è il momento del rispetto per il dolore di genitori che hanno perso il loro ragazzo, oggi con il nostro silenzio facciamo sentire la nostra vicinanza a quella famiglia. Oggi Roma piange per Luca.