Ciao, Alda
Dei social network si dice un gran male, ma invece hanno più di un merito. Ad esempio, forse senza queste piattaforme digitali Alda Merini non avrebbe avuto il riconoscimento che merita. Oggi 1º novembre fa esattamente dieci anni dalla sua morte e le parole della poetessa sono tra le più usate (e talvolta abusate) sulle tormentate colonne di Facebook, dove non c'è giorno che non mi capiti di incrociare un suo aforisma o una sua poesia. Ma quanti conoscono davvero la storia, i drammi, le inquietudini di questa donna? Quanti sanno delle passioni e delle sofferenze che hanno mosso quella febbrile penna?
Tranquilli, non intendo rubarvi altro tempo e piuttosto vi rimando al sito www.aldamerini.it, perché è fatto benissimo e perché a condurlo sono le quattro figlie dell'artista: Emanuela, Flavia, Barbara e Simona. Di loro la scrittrice ha detto "Non so neppure come ho trovato il tempo per farle".
Su quelle pagine troverete anche alcune, poche poesie proprio di loro, delle figlie. Emanuela, la più grande, che scrive "Ti ho desiderata a lungo madre come si brama il fiato per campare", Flavia che invece affida la sua sofferta memoria ai versi "avrei voluto una madre che lavava le scale, te lo dissi allora madre mia, e ti feci piangere…" Proprio dalle parole delle figlie arriva l'omaggio più bello per la scrittrice che a loro raccomandava "di non dire che sono figlie della poetessa Alda Merini. Quella pazza. Rispondono che io sono la loro mamma e basta". Nata il "ventuno a primavera", se ne è andata nel giorno di Ognissanti; i poeti riescono a vergare le loro poesie anche sul calendario. Ciao, Alda. Ci manchi, ma lo sai già.