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Il Mose con l'accento


"Eo tempore fuit aquae diluvium quale post Noe tempore creditur non fuisse". Paolo Diacono, monaco e scrittore del VI secolo, commenta così l'alluvione che nel 589 d.C. sconvolse Venezia e la sua laguna, paragonando l'evento alla biblica calamità associata a Noè. In questi giorni un altro personaggio del Vecchio Testamento fa capolino tra le pieghe delle polemiche seguite alla nuova emergenza che va affrontando la Serenissima. Parlo di Mosè, lo avrete capito subito visto che è uno dei protagonisti della Bibbia. Per i più distratti, sarebbe quello che somiglia a Charlton Heston, che sale su un monte, vede un cespuglio che parla mentre brucia e quando scende giù ha con sé una decina di regolette da mandare a memoria. E' lo stesso arzillo vegliardo che, per evitare di bagnarsi, decide di separare le acque. Ma il Mosè del quale dovremmo parlare è invece senza accento, anzi è un acronimo: MOSE. Sta per "MOdulo Sperimentale Elettromeccanico" e forse non è casuale il richiamo biblico al passaggio del Mar Rosso, perché l'opera contiene anch'essa l'ambizione di governare le acque, con il suo complesso sistema di dighe mobili. Dei ritardi e delle ruberie accumulati in questi anni intorno a questa ciclopica opera sapete già tutto, qui mi limito solo a segnalare come si vada trascurando l'aspetto più epocale della vicenda. Forse l'autocitazione è senile manifestazione, ma su queste colonne ho già scritto di come il Mediterraneo vada esponenzialmente modificandosi. Le sue acque sono sempre più calde, al punto che lo si va ormai considerando ormai come un mare tropicale. I cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più frequenti inondazioni e alluvioni, questo è un fatto ormai accertato e Antonello Pasini, fisico del clima del CNR, arriva a dichiarare a Il Fatto Quotidiano che "quello che vediamo è solo un anticipo di ciò che avverrà nei prossimi anni". L'alluvione veneziana che raccontava Paolo Diacono testimonia che il fenomeno dell'acqua alta c'è sempre stato, ma ora si è fatto tanto più frequente. Basta un dato per significarlo: tra il 1870 e il 1949 furono registrate 30 occorrenze di alta marea superiore ai 110 centimetri, mentre solo negli ultimi 9 anni ce ne sono state 76. C'è il rischio che il MOSE finisca per essere completato quando non servirà più, perché le emergenze sono tanto più grandi dell'Adriatico e passano per un radicale cambiamento delle nostre economie e dei nostri consumi. O per fermare le acque finiremo per rivolgerci all'altro Mose ... quello con l'accento.

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