Traslocando
Sono tanti e per la più parte imprevedibili gli accadimenti che caratterizzano un'esistenza. Per certo alcuni fatti contribuiscono a concentrare, per un periodo fortunatamente limitato di tempo, il grosso delle nostre preoccupazioni. Tra questi un trasloco costituisce, sempre e senza eccezioni, una di quelle cose che ti fa dire mille volte "chi me l'ha fatto fare". Poi magari ne esci contento, ma mentre sei alla prese con borse sacchi e valigie, mentre fai su e giù per le scale sfacchinando come uno schiavo egiziano alle Piramidi, mentre provi a far entrare una lavatrice in ascensore insaponandone le fiancate, ecco in quei momenti lì vorresti tornare indietro nella casetta che vai avventatamente lasciando. Per pathos emozionale e per fisico impegno, c'è solo una prova che supera la drammatica impresa di un trasloco: farne due insieme. E' il mio caso. Non pago di spostare il mio furore domestico, ho deciso di cambiare anche l'ufficio dal quale son'uso scrivere queste mie strampalate righe. Si tratta di un trasloco non impegnativo quanto quello della magione, ma è pur sempre occasione per misurare come una scrivania possa cambiare di foggia e dimensioni nello spostamento. Vi scrivo mentre - con alcuni incauti volontari - vado cercando di incarcare una libreria tra quello che dovrà essere il mio letto e un comodino vintage che avevo dimenticato di avere. Perché l'altra cosa che succede nel trasloco è la seguente: spuntano dal passato sbiadite foto, ingialliti documenti, impolverate giacche, perfino qualche regalo di lontani Natale ... lasciato lì per evidente mancanza di fiducia verso chi me l'ha donato. Se volete vi tengo aggiornati sul resto del trasloco, anzi dei traslochi. Io intanto vado scartando un regalo del Natale 2002.