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Mala tempora currunt


Tra i nostri politici il verbo meno coniugato nella sua forma riflessiva è certamente "dimettere". Litigano, strepitano, puntano i piedi, minacciano dimissioni ... ma alla fine quei pochi che lasciano la poltrona lo fanno solo per cause naturali o giudiziarie. E' accaduto invece, nel concitato passaggio delle feste natalizie, che un ministro abbia lasciato il suo dicastero e il fatto che si trattasse di quello della Pubblica Istruzione rende il fatto particolarmente degno di riflessione. Intanto un dato: i dipendenti della P.I. sono circa 1 milione e 200mila. In quella che viene impropriamente chiamata Prima Repubblica, la Democrazia Cristiana ha sempre tenuto per sé quel ministero - oltre che per tutelare le scuole private confessionali - anche per intercettare il possibile enorme serbatoio di voti costituito dal personale docente e non docente. Il fatto che il ministro Fioramonti abbia inteso lasciare una poltrona tanto ambita dovrebbe allora far scattare qualche interrogativo. Se siete d'accordo, metterei da parte ogni considerazione di schieramento politico per concentrare l'attenzione sui motivi che hanno indotto l'ex-ministro a lasciare il suo incarico: i fondi destinati all'istruzione sono stati ritenuti insufficienti. Potrei a questo punto sciorinare un po' di statistiche ma a questo punto vi risparmio altri numeri e ve la faccio breve ... in rapporto al bilancio, siamo il paese europeo che investe di meno per la scuola e per la ricerca. Ecco, basterebbe questo per introdurre un qualche dibattito nella nostra agenda politica. Invece no. Anziché parlare dell'avvenire dei nostri figli stanno a parlare di fuffa, delle dichiarazioni del conduttore del Festival di Sanremo, capaci di litigare tra governo e opposizione su questioni "epocali" come il tetto al contante. Il ministro lo hanno sostituito con un 2x1 (due al posto di uno) e hanno cambiato anche nome al ministero. Hanno tolto il "Pubblica" ed è rimasto solo "Istruzione", come ad annunciarci che lo studio smetterà di essere un diritto per diventare privilegio di chi potrà permetterselo. Non avessero già abolito anche il latino, verrebbe da dire che "mala tempora currunt". Insomma, sò tempi cupi.

© RADIO BELLA ETA'

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