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Il "virus" più letale


So leggere il termometro se penso di avere la febbre e riesco a mandar giù un'aspirina, ma non vado più in là con le conoscenze mediche. Insomma, se sperate di trovare qui qualche indicazione su come fronteggiare la diffusione del coronavirus vi consiglio di non perdere tempo nella lettura. Quel che invece mi viene da scrivere su questa epidemia è una considerazione prima storica e poi di cronaca. La prima invita a guardare al passato e a considerare il ciclico manifestarsi di queste "malattie di massa" come proprie dell'intero percorso dell'umana specie. L'intero secolo XIV è segnato dalla peste e giusto un secolo fa l'influenza spagnola mieteva più vittime della Grande Guerra. Se non vi arriva indigesta la considerazione, questi flagelli hanno addirittura determinato dei benefici economici e faccio di nuovo l'esempio del Trecento. La peste nera arrivò in Europa nel 1347, da una nave attraccata a Messina e proveniente dalla Cina (già, succede). Nel giro di 4 anni si calcola che morì un terzo della popolazione del Vecchio Continente. Guy de Chauliac, medico del papa, scriveva che “si veniva sepolti senza prete, il padre non visitava il figlio, né il figlio il padre, la carità era morta, la speranza annientata.” Eppure, quando la peste se ne andò così come era arrivata, l'Europa conobbe subito una positiva congiuntura economica. Diminuzione della disoccupazione, aumento del reddito procapite, crescita dei consumi. Il motivo è perfino ovvio: c'era più terra e più pane da dividere per chi era sopravvissuto. Ora non voglio abbracciare per intero certe teorie neomalthusiane che riporterebbero l'economia nei rigidi confini della demografia, ma almeno un pensierino spero di averlo suscitato e se ci sono critiche eccomi ad incassarle senza mascherina. Ma vengo alla cronaca e no, neanche un blocco ermetico degli arrivi dalla Cina ci avrebbe permesso di isolarci dal mondo, anche se almeno avremmo mitigato un po' l'estensione iniziale del virus. Il mondo oggi è tanto diverso da quello del tardo Medio Evo, specie per la velocità delle nostre comunicazioni. Quando i conquistadores spagnoli arrivarono in Sud America non sterminarono gli indios con le loro spade forgiate a Toledo, ma con le malattie che portarono dall'Europa. Oggi basta una manciata di ore per volare da una parte all'altra del globo.

L'isolamento sanitario, la quarantena sono operazioni complesse e difficili, eppure vanno svolte. Senza inutili allarmismi ma senza nemmeno sbrigative facilonerie. L'importante è informarsi con la buona informazione e non trasformare questa epidemia in uno sterile ripiegamento individuale, perché il "virus" più letale sarebbe proprio quello di ritrovarci tutti chiusi in casa e davanti a un computer. Salute a tutti ... e mai auspicio mi è sembrato più appropriato.

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