Lo Stronzo
Molti di voi la cosa l'avranno certamente letta, agli altri la riassumo in breve. Un tizio (che da qui in poi chiamerò confidenzialmente "lo Stronzo") si è visto fermare dai carabinieri mentre era alla guida, ubriaco. Per giustificare la sua condizione e il fatto che stava in giro, lo Stronzo non ha trovato di meglio che fingersi infermiere di ritorno a casa dopo un turno massacrante di lavoro. I ragazzi in divisa lo hanno lasciato andare salutandolo e ringraziandolo. L'infame bugia sarebbe rimasta impunita se lo Stronzo non avesse subito affidato ad un video su Facebook la sua divertita testimonianza della vergognosa "furbata". Poche ore dopo veniva quindi rintracciato, sanzionato e denunciato. La meschina semplicità dell'accaduto non lascerebbe spazio ad ulteriori considerazioni, eppure a me ne solletica comunque un paio. La prima è quella più ovvia ma anche più amara: alle prossime elezioni il voto dello Stronzo conterà quanto il mio. L'altra riflessione riguarda invece i social e il loro uso. Allo Stronzo è parso naturale confidarsi su Facebook, come a lasciare traccia del suo vissuto in tempo reale. Al di là del temporaneo tasso etilico e del permanente tasso di idiozia, lo Stronzo usa i social per informare il mondo di quel che fa. In questo non è diverso dalla più parte della variegata umanità che sosta sotto la Grande Effe Minuscola. In queste settimane di lockdown non ho mai visto tante teglie al forno e tante catene di copia&incolla&condividi. Di alcuni sarei in grado di tracciare l'intera giornata e in alcuni isolati casi anche delle visite alla toilette. A far da denominatore comune una certa diffusa perdita di concentrazione, della quale io mi accorgo essere eccellente testimonial. Ma se il rischio è quello di sentirci in debito di neuroni per fortuna c'è lui, quello che si inventò infermiere e lo fece sapere al mondo. Nei momenti di bassa umorale basterà compararci con lo Stronzo per sentirci immediatamente degli Einstein.