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Il mezzo pollo di Trilussa


"Se uno mangia un pollo e un altro niente, per la statistica hanno mangiato mezzo pollo a testa", Così, con caustica ironia romanesca, Trilussa liquidava i risultati dei sondaggi. Difficile dargli torto, eppure a qualche numero abbiamo dovuto per forza dar retta in tempi di pandemia, magari cercando di stare alla larga da bufale e complottismi. Pesco allora dal sito scienzainrete.it i risultati di una ricerca condotta dalla Doxa: circa 8 milioni di italiani potrebbero aver contratto il coronavirus dal 13 marzo all'8 maggio. Lo studio si riferisce a chi ha manifestato i sintomi del covid-19 (febbre, mal di testa, raffreddore, tosse, disturbi gastrointestinali) e dimezza il dato perché altri 8 milioni potrebbero aver avuto più banali forme influenzali. La ricerca inoltre non tiene conto degli asintomatici e dei paucisintomatici (non vi affannate a cercare il significato, l'ho fatto già io. I paucisintomatici sono quelli che hanno modesti sintomi della malattia) Insomma, è evidente che le cifre ufficiali sui contagi sono largamente sottostimate. Le mie nozioni di medicina non vanno più in là della lettura del termometro, ma è evidente che il termine "pandemia" va sovrapponendosi con la sua radice etimologica. Pandemia deriva infatti dal greco "pan" (tutti) e "demos" (popolo), insomma significa "tutti quanti". Resta da capire se la distribuzione del coronavirus è davvero così indifferentemente planetaria e interclassista. Già. Perché c'è un mondo che indossa mascherine e che salva vite con i ventilatori polmonari, mentre ce n'è un altro che non ha assistenza sanitaria. Ci sono miliardari che vanno prenotando ville-bunker in Nuova Zelanda, mentre si muore senza cure nelle favelas di Rio e negli slums di Calcutta. No, non mangiamo tutti il mezzo pollo di Trilussa.

© RADIO BELLA ETA'

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